“Una piazza per l’Europa”: è questo il titolo dell’appello lanciato da Michele Serra sulle pagine di Repubblica per una grande mobilitazione nazionale “con zero bandiere di partito, solo bandiere europee. Qualcosa che dica, con la sintesi a volte implacabile degli slogan: “qui o si fa l’Europa o si muore””. L’urgenza di unirsi a prescindere dal colore e dall’ideologie per salvarsi una deriva globale che ci proietta verso un futuro sempre più incerto e che dopo il tragico spettacolo dello Studio Ovale si colora di tinte ancora più fosche. Cosa ne sarà dell’Europa, “che oggi ci appare il classico vaso di coccio tra due vasi di ferro”? Qual è il destino della democrazia “ovvero separazione dei poteri, diritti e doveri uguali per tutti, libertà religiosa e laicità dello Stato, pari dignità e pari serenità per chi è al governo e chi si oppone”?
L’appello di Michele Serra è un “sassolino nello stagno” nel quale, come auspicato, sono “piovute pietre” perché è stato raccolto tanto dalla società civile quanto da quella politica con una manifestazione che si terrà a Roma il prossimo 15 marzo nel nome della libertà e dell’unità dei popoli europei per lanciare un messaggio a “chi poi maneggia le agende politiche” che non potrà ignorare la marea europea che si muove dal basso, “un progetto politico innovativo e rivoluzionario che non si rivolge al passato, ma parla del domani. Parla dei figli e dei nipoti”. E che vedrà finalmente riunite anche Cgil, Cisl e Uil.
“L’appello di Michele Serra a scendere in piazza per lanciare uniti questo grido, senza strumentalizzazioni, senza vessilli di parte, è più che opportuna: è necessaria e urgente. La Cisl ci sarà. Senza bandiere, se non quella stellata dell’Unione, ma con le proprie idee”. È quanto sottolinea la neo leader della Cisl, Daniela Fumarola in una lettera a Repubblica, la prima tra i leader sindacali a esprimere la propria adesione. “Lo spettacolo vergognoso andato in scena nello Studio Ovale venerdì, ha avuto quanto meno un effetto, costringendoci a fare i conti con il dato che il Vecchio Continente è solo. Nessuno sa come evolverà l’asse atlantico, che dal 1941 unisce le due sponde dell’oceano. Bisognerà continuare a crederci e costruire ponti ovunque sia possibile farlo”.
“Di sicuro la vicenda Trump – Zelensky ha suonato una sveglia potentissima non solo nelle cancellerie europee, ma anche tra i popoli di una comunità che ora rischia di restare schiacciata tra autocrazie sanguinarie, guerre commerciali, cultori delle logiche di potenza – aggiunge Fumarola- L’Europa deve svegliarsi e deve farlo adesso. Questo è il momento di capire di che pasta siamo fatti. Tutti. Istituzioni e parti sociali, politica e partiti. Se siamo all’altezza di un ideale che perseguiamo dal 1950, che in questi decenni ha dato pace e prosperità, ha garantito stabilità e democrazia, ma che non è mai arrivato a un traguardo finale degli Stati Uniti d’Europa”.
“Quella di un’integrazione sociale, politica, economica, anche militare, che non può più aspettare. Quella di una coesione che richiede una nuova governance con il superamento del vincolo dell’unanimità, politiche integrate su industria, energia, servizi, la riforma di un patto di stabilità asfittico recessivo. Ma soprattutto con l’idea che bisogna dare voce a un popolo che è molto più avanti delle istituzioni che lo rappresentano. Che vive il sentimento europeo e percepisce il pericolo che questo progetto, che sogno non è, possa essere definitivamente distrutto da nuovi imperialismi esterni e da estremismi interni. Se questo accadesse sarebbe il buio”.
Salvatore Battaglia
Presidente Accademia delle Prefi
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