Scarsa concorrenza negli appalti, anche Ance Ragusa si unisce all’allarme trasparenza nell’Isola. Infatti, è ormai prassi che, per le opere di importo compreso fra un milione e 5,538 milioni di euro, le stazioni appaltanti preferiscano ricorrere alla “procedura negoziata”, prevista dal nuovo Codice dei contratti pubblici, alla quale viene invitato un numero ristretto di imprese scelte da un elenco, sfuggendo così alla libera partecipazione del mercato e ad ogni possibilità di controllo preventivo dei criteri utilizzati per la selezione delle imprese. “Dall’1 luglio 2023 (entrata in vigore del nuovo codice degli appalti) al 30 settembre scorso – evidenzia il presidente Giorgio Firrincieli – abbiamo 119 gare in totale per quasi 100 milioni di euro, di cui 14 con procedure aperte,18 con procedure negoziate previa pubblicazione del bando e 87 tramite procedure negoziate senza pubblicazione del bando per 62 milioni di euro che rappresentano il 73% del totale. Ecco perché abbiamo chiesto, con una nota, un incontro urgente all’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, per rappresentargli questa situazione, affinché intervenga sulle stazioni appaltanti raccomandando, nel nome della “massima trasparenza”, il ricorso alla “procedura aperta” con pubblicazione del bando di indizione di gara pubblica, iter che assicura la massima trasparenza e la più ampia possibilità di partecipazione a tutte le imprese interessate, a tutela degli amministratori pubblici e degli operatori economici. L’assessore Aricò ha condiviso pienamente la proposta e ha comunicato che sarà oggetto di una attenta valutazione in un incontro con Ance Sicilia che sarà convocato nei prossimi giorni”.
D’altra parte i dati della provincia di Ragusa non si discostano da quelli su base regionale. In Sicilia quest’anno, da gennaio a giugno, in riferimento ai soli progetti di importo da 1 milione a 5,538 milioni, risultano proposte appena 36 opere con “procedura aperta” per 81,7 milioni, pari al 23,23% dei casi. Invece risultano ben 119 casi di “procedure negoziate” per 260 milioni, pari al 76,77%. Di queste procedure si ha notizia solo dopo l’aggiudicazione o addirittura solo successivamente, in occasione del pagamento di stati di avanzamento dei lavori.
Ecco perché, nella nota inviata all’assessore Aricò, Ance Sicilia chiede che le stazioni appaltanti siano orientate a “scegliere preferenzialmente la procedura aperta alla quale qualsiasi operatore economico interessato può presentare un’offerta in risposta a un avviso di indizione di gara. Questa – rileva Ance Sicilia – è la procedura di gara, anch’essa prevista dal nuovo Codice degli appalti, che risulta più trasparente e, nella maggior parte dei casi più veloce, a garanzia sia degli amministratori pubblici che degli Imprenditori”.
“Chiediamo anche – prosegue Firrincieli – che nel caso di aggiudicazione, con il criterio del prezzo più basso, sia prevista una rotazione fra i 3 metodi di calcolo della soglia di anomalia per la esclusione automatica delle offerte. La rotazione tra i tre criteri può assicurare la funzione ‘anti-turbativa’, per rendere imprevedibile la soglia di anomalia. Invece, per le procedure aggiudicate nel primo semestre 2024 in Sicilia è stato applicato sempre lo stesso metodo di esclusione nel 96,90% dei casi, annullando, di fatto, l’effetto ‘sorpresa’ e l’efficacia della previsione di 3 metodi distinti”.