Nei giorni scorsi, la sanità siciliana è finita nuovamente sotto i riflettori per un episodio che ha suscitato indignazione e preoccupazione: il grave ritardo nella consegna dei referti istologici a Trapani. Come riportato dagli organi di stampa, il caso ha richiesto l’intervento immediato degli ispettori del Ministero della Salute per verificare la situazione e accertare eventuali responsabilità.
L’impatto di questi ritardi sulla diagnosi e sulla tempestività delle cure, soprattutto in ambito oncologico, è devastante e inaccettabile in un Paese che si proclama attento alla tutela della salute pubblica. Tuttavia, questa vicenda mette in evidenza una problematica strutturale che i professionisti sanitari denunciano da anni: la carenza di formazione, organizzazione e protocolli rigorosi nelle strutture pubbliche, che si traduce in inefficienze pericolose per i pazienti.
Il Paradosso della Sanità Italiana: controlli rigorosi sui privati, lassismo nel pubblico
Mentre le strutture private e accreditate sono sottoposte a un rigido sistema di controlli e sanzioni, la pubblica amministrazione sembra godere di una certa immunità dagli stessi standard di rigore e qualità. Gli ambulatori odontoiatrici e medici privati, infatti, devono obbligatoriamente rispettare:
Redazione di organigrammi, mansionari e protocolli interni per garantire processi chiari e standardizzati; Audit periodici per verificare l’efficacia dei percorsi di cura; Formazione continua per il personale, con corsi obbligatori su BLSD, sicurezza sul lavoro, privacy e gestione sanitaria; procedure rigorose per la tracciabilità dei processi sanitari, al fine di ridurre al minimo il rischio di errori organizzativi.
Questi obblighi, concepiti per garantire elevati standard qualitativi, sono una realtà consolidata nel settore privato. Tuttavia, nel pubblico, tali requisiti sembrano spesso disattesi, come dimostra il caso di Trapani e molte altre situazioni simili che emergono solo quando il danno è ormai compiuto.
La necessità di un cambio di paradigma
Il sistema sanitario italiano deve abbandonare il principio dei “due pesi e due misure”. Non è accettabile che le strutture private siano sottoposte a una pressione costante per il rispetto di standard qualitativi elevati, mentre nel settore pubblico si riscontrano frequenti lacune organizzative e burocratiche.
Il Sindacato Italiano Odontoiatria Democratica (SIOD), con il suo segretario nazionale Francesco Romano, chiede che la pubblica amministrazione adotti gli stessi criteri imposti ai privati, introducendo obblighi di audit periodici, aggiornamento dei protocolli e formazione continua per il personale. Se gli stessi parametri di gestione e controllo fossero applicati uniformemente, episodi come quello di Trapani potrebbero essere evitati.
Il Ministero della Salute e le Regioni devono assumersi la responsabilità di una riforma strutturale: non bastano interventi ispettivi a danno già fatto, è necessaria una gestione sanitaria efficiente, con responsabilità precise e un sistema di controllo dei rischi realmente operativo.
I cittadini meritano una sanità pubblica funzionante in modo costante ed efficace, non solo quando scoppia il caso mediatico del momento.
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