Una maggiore collaborazione tra pubblico e privato potrebbe migliorare l’efficienza complessiva del sistema sanitario italiano, mitigando la crisi in cui si trova: è l’opinione condivisa da quasi due palermitani su tre, secondo quanto emerge dall’ultima indagine sul tema dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, svolto insieme all’istituto di ricerca Nomisma.
Di fronte all’allungarsi delle liste di attesa e alle difficoltà di accesso ai servizi sanitari pubblici, il 65% degli intervistati ritiene che l’integrazione della sanità privata con il SSN possa alleviare la pressione sulla sanità pubblica, in un contesto in cui il 27% dei palermitani pensa che in futuro il sistema pubblico non risponderà in alcun modo ai suoi bisogni in fatto di salute, e il 61% ritiene potrà farlo solo in parte.
Già oggi per molti controlli la tendenza è quella di rivolgersi direttamente al privato: dall’indagine emerge che a Palermo gli esami più spesso svolti privatamente, o comunque in convenzione, sono le visite odontoiatriche (89%), gli esami della vista (76%), le visite dermatologiche (69%) e i test dell’udito (67%). Anche la maggioranza delle visite ginecologiche (69%) viene effettuata privatamente o in convenzione. Nonostante ciò, solo il 37% del campione pensa sia necessario differenziare le prestazioni offerte da SSN e sanità privata, segno che i palermitani credono sia comunque importante garantire equità e uniformità di accesso ai servizi.
I motivi del ricorso alla sanità privata sono riconducibili principalmente al superare il problema delle liste di attesa: i tempi di attesa ridotti sono infatti la ragione principale (62%), seguiti da una più ampia disponibilità di date e orari (30%) e da una maggior facilità nella prenotazione (29%). La maggior qualità del servizio, invece, è citata solo da una minoranza del campione (14%).
D’altro canto, anche se oltre due palermitani su tre (69%) si dicono soddisfatti delle cure ricevute, la maggioranza (72%) riscontra un aumento dei costi nella sanità privata rispetto a prima della pandemia, e secondo il 42% anche in ambito privato si sono allungati i tempi di attesa, a evidenziare come le criticità non siano esclusivamente circoscritte al settore pubblico, ma investano l’intero panorama dell’assistenza sanitaria.
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