“Leggo comunicati di esponenti siciliani leghisti (ossimoro) che festeggiano per l’avvenuta presentazione di un emendamento che a loro dire consentirà all’Assemblea regionale siciliana di reintrodurre l’elezione diretta del presidente della provincia. Si tratta di un emendamento presentato in sede di conversione del d.l. 208/2024 che fra le altre cose corre in soccorso del governo regionale incapace di assicurare la distribuzione dell’acqua ai siciliani”. Lo dice Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera.
“Sono facile profeta nel dire che la proposta, seppure dovesse passare, è destinata alla stessa fine del ddl Calderoli. Infatti come la legge Calderoli è stata polverizzata dalla Corte costituzionale, lo stesso destino attende la formidabile iniziativa dei leghisti del sud. Per prima cosa non c’è alcun rapporto tra la materia del decreto legge (misure di contrasto alla scarsità idrica) e l’emendamento che mira a combattere la siccità attraverso l’elezione diretta del presidente della provincia. È noto infatti che con l’elezione diretta del presidente della provincia il cambiamento climatico si arresterà, i dissalatori riprenderanno a funzionare e le falle delle condotte idriche miracolosamente spariranno. Inoltre, l’emendamento proposto si pone in manifesta violazione dell’articolo. 117 comma 2 lett. P e pensa di introdurre una deroga alla costituzione. Per Calderoli &co. la costituzione può essere derogata dalla legge ordinaria senza alcun problema. La Sicilia sarebbe l’unico territorio che si sottrae alle disposizioni generali dell’ordinamento degli enti locali, così da realizzare una legge ad hoc palesemente irragionevole. Per non parlare dell’ulteriore mortificazione dell’autonomia speciale. Lo statuto – legge costituzionale si trasforma in statuto-legge ordinaria. Grazie alla lega sparisce l’autonomia speciale della Sicilia”, conclude.
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