Palermo 9 ottobre 2024 – Comuni in affanno per i lavori del Pnrr, tra tempi lunghi e impossibilità ad anticipare le spese per la realizzazione delle misure.  Ad oggi, infatti, gli enti locali hanno ricevuto solo il 30 per cento delle somme per le opere. Per questo si chiede una proroga dei tempi di consegna degli appalti. Sono queste, per Cgil, Cisl e Uil, le principali criticità emerse nel corso della prima riunione della cabina di coordinamento Pnrr della provincia di Palermo, che si è svolta in Prefettura.

Al centro del primo incontro inaugurale tra i componenti della cabina di regia: lo stato di attuazione dei progetti finanziati dalla misura M4C111.1 “Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia”.

La riunione ha consentito di fare il punto sui problemi riscontrati nei diversi comuni per la realizzazione dei progetti previsti dalla misura. Ostacoli di tipo procedurale e burocratico e difficoltà serie a garantire la regolarità nei pagamenti, fino al completamento delle opere.

Criticità che le stesse organizzazioni sindacali avevano già e con largo anticipo annunciato.

“Dai Comuni, che hanno rappresentato lo stato dei lavori, si è levato un monito corale: tutti hanno rimarcato l’impossibilità di finire i lavori entro i tempi previsti. E la difficoltà di anticipare le somme. In alcuni casi – dichiarano Laura Di Martino, Federica Badami e Ignazio Baudo per Cgil, Cisl, Uil Palermo – i lavori avrebbero potuto essere completati e si sono dovuti arrestare per mancanza di somme disponibili”.

Inevitabile quindi la richiesta di una proroga sia dei tempi di consegna dell’appalto che dei tempi di realizzazione dell’opera.

“La nota situazione deficitaria degli enti locali – proseguono i segretari di Cgil, Cisl e Uil – non consente di anticipare somme e con il solo 30 per cento ricevuto dal governo nazionale i comuni non sono in grado di gestire un appalto nella sua interezza. Molti si stanno esponendo al rischio di decreti ingiuntivi. Inevitabile, quindi, la necessità di una più congrua anticipazione oltre che di una accelerazione dei tempi relativi al trasferimento delle somme necessarie ai Comuni”.  

I sindacati lanciano un appello al governo nazionale. Dal Mef finora nessuna risposta di fronte al grido d’allarme espresso dai Comuni e alle domande poste sulle deroghe.

Oltre all’aumento della quota di acconto viene richiesta una regolarità dei flussi di pagamento relativi agli appalti da parte del governo centrale.

 “Auspichiamo un autorevole intervento del governo centrale, anche attraverso il Mef, – proseguono Di martino, Badami e Baudo – al fine di dare impulso e piena attuazione a quanto previsto dal Pnrr, favorendo così l’attività amministrativa dei comuni soprattutto del Sud, già in difficoltà. Restano irrinunciabili gli obiettivi fissati dalla missione che dovranno raggiungere lo scopo di eliminare le diseguaglianze territoriali”.

I sindacati inseriscono, tra le preoccupazioni, emerse anche da parte dell’Ance, il ricorso agli appalti integrati. “La velocizzazione dell’iter burocratico progettuale attraverso il ricorso all’appalto integrato – aggiungono Di Martino, Badami e Baudo –  sistema introdotto dal nuovo codice sugli appalti, oltre che rappresentare in diversi casi una seria incognita circa l’esaustiva rispondenza dello stesso progetto, rischia di spostare i ritardi in fase di esecuzione e quindi compromettere la realizzazione dell’opera stessa, già fortemente stressata da tempi oggettivamente troppo stretti (agosto 2026)”.

“Uno stato di cose che, appare evidente – continuano Laura Di Martino, Federica Badami e Ignazio Baudo per Cgil, Cisl Uil – potrebbe non solo vanificare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr, ma anche generare ulteriori problemi in ordine alla tenuta economica dei Comuni, delle imprese impegnate e costrette a fermarsi nonché problemi di tenuta occupazionale, che ricadrebbero sulle lavoratrici e sui lavoratori impegnati nella realizzazione di tali opere”.   

Emblematico, tra le difficoltà, il caso del comune di Marineo che, a causa delle somme necessarie mai ricevute, si è visto costretto a fermare i lavori per l’asilo nido, che doveva essere operativo dal 1° settembre e con 70 iscrizioni di bambini già registrate.

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