Dalle Corti di appello siciliane, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, è emerso un forte allarme per il persistere delle attività della mafia, per gli intrecci e le collusioni con la politica, per il coinvolgimento di pezzi della pubblica amministrazione. Ma la politica regionale non raccoglie e tace. 

Quella stessa politica che di fatto accetta l’illegalità diffusa, mostrandosi anzi a tratti compiacente e ammiccante rispetto a questo andazzo e alimentando spesso operazioni clientelari. Mentre sono note le iniziative di depotenziamento del governo nazionale , come la riforma degli appalti e i tentativi di azzoppare la legge Rognoni- La Torre”. 

Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, che aggiunge: “Il dibattito si è polarizzato sulla riforma della giustizia- rileva- anche per la legittima e giusta protesta dei magistrati, che sosteniamo, contro il provvedimento di separazione delle carriere. Per il funzionamento del sistema giudiziario ci sono interventi necessari e urgenti, non certo quello di separare le carriere, ma è inaccettabile vedere oscurati dal dibattito politico, soprattutto in Sicilia, la pressione che la mafia, in un contesto di dilagante illegalità , sempre attiva, con nuovi referenti, nuove collusioni e intrecci con la politica, continua ad esercitare sul territorio, come confermato dalle Corti di appello della regione. Fare il pesce in barile rispetto a tutto ciò significa di fatto significa acconsentire e favorire il persistere di uno scenario inquietante”. 

“La politica regionale- sottolinea il segretario della Cgiol– dovrebbe dislocarsi in prima fila nell’utilizzare tutti gli strumenti possibili per contrastare ciò che si annida negli appalti, basti pensare a quelli nella sanità e nelle forniture e nell’attuare e nel rivendicare al governo nazionale misure che stringano le maglie, impediscano intrecci e collusioni”. Mannino specifica: ”Cosa Nostra conserva una forte capacità di infiltrazione in settori economici e sociali, negli appalti pubblici, con l’ illecita gestione dei fondi comunitari, il controllo della grande distribuzione. Con le attività illecite delle cosiddette ecomafie e con tutti quei meccanismi che consentono alla consorteria mafiosa di ottenere posizioni di favore nel mercato economico e finanziario, inquinando e impoverendo il resistente e parallelo mercato lecito”. E questa capacità di infiltrazione , sottolinea Mannino, è” stata favorita da leggi come la riforma degli appalti. La politica- afferma il segretario della Cgil Sicilia- si interroghi su tutto questo e il dissenso si dislochi su terreni paralleli: il no alla separazione delle carriere, la richiesta di una riforma della giustizia che assicuri una ragionevole durata dei processi, la copertura degli organici vacanti, il funzionamento del processo penale telematico, l’intervento sul sovraffollamento delle carceri. E soprattutto – conclude- sulle iniziative da portare avanti, in tutti gli ambiti, per non indebolire la lotta contro la mafia”.

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