Tra settembre e novembre 2024, le imprese in Sicilia sono alla ricerca di 82,5 mila lavoratori, in particolare per contratti a tempo determinato (superiore a un mese) o a tempo indeterminato. Secondo le previsioni del Centro Studi di Assoesercenti, basate sui dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, si prevede un aumento di 1,5 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2023 (+1,9%).

Il settore dei servizi guida la crescita con quasi 58,5 mila contratti previsti (+7% rispetto all’anno precedente), sostenuto soprattutto dalle imprese turistiche (+35,1%) e commerciali (+45,2%). Al contrario, i servizi alle persone segnano una riduzione di circa 5,2 mila unità (-24,6%). La domanda del settore industriale rallenta, con quasi 2 mila entrate in meno rispetto all’anno scorso: il comparto manifatturiero e quello delle costruzioni registrano cali rispettivamente del 25,2% e del 23%.

 


 

In dettaglio, le imprese manifatturiere siciliane stanno cercando circa 10.520 lavoratori, mentre il settore delle costruzioni ne richiede oltre 13,5 mila. Tra i settori manifatturieri, spiccano l’industria alimentare con circa 3,5 mila contratti previsti, la metallurgia con 2,2 mila e la meccatronica con quasi 2 mila lavoratori ricercati nel trimestre.

Nel terziario, il commercio offre le maggiori opportunità con 16,6 mila assunzioni previste (+45,2%), seguito dai servizi alle imprese (13,8 mila richieste, +3,5%) e dai servizi di alloggio, ristorazione e turismo con quasi 12 mila assunzioni, segnando un incremento di 3.100 unità (+35,1%) rispetto all’anno precedente.

Le imprese di medie e grandi dimensioni prevedono un incremento di circa 2 mila lavoratori (+16,7%), mentre le piccole imprese (fino a 49 dipendenti) segnano un calo del 3,6% (-2,2 mila unità).

Il contratto a tempo determinato è la forma più diffusa, con 56 mila unità previste, pari al 68% del totale e un aumento di 4,3 mila rispetto al 2023 (+8,3%). I contratti a tempo indeterminato, invece, diminuiscono di quasi 3 mila unità rispetto all’anno scorso, attestandosi a 14 mila.

 


 

Le imprese segnalano difficoltà nel reperire oltre 33,3 mila assunzioni (40,4% del totale), soprattutto per mancanza di candidati (24,2%). I profili più ricercati ma difficili da trovare sono soprattutto gli operai specializzati (52,6%) nel campo delle costruzioni e della conduzione di macchinari a motore, impiegati nel settore della ristorazione e le figure di addetti alle vendite (39,6%); si riscontrano difficoltà anche a reperire le figure dirigenziali (32,1%) in particolarmente nel settore della salute (tecnici della salute).

Le opportunità per i giovani sotto i 30 anni sfiorano le 20 mila unità, pari al 23,7% delle assunzioni totali. I settori che offrono maggiori opportunità per i giovani sono la ristorazione (49,6% delle assunzioni) e le vendite (40,1%).


A livello territoriale, Catania è leader nel commercio con 5,7 mila assunzioni previste (+66,7% rispetto all’anno precedente), rappresentando il 44,3% dell’aumento dell’intero comparto in Sicilia. Nel settore turistico, Palermo guida con 3,3 mila assunzioni previste, seguita da Catania (2,6 mila) e Messina (1.570).

 


 

Male in tutte le provincie il settore delle costruzioni e dei servizi alle persone. Quest’ultimo settore, in particolare, ha visto una riduzione nella sola provincia palermitana maggiore di 2,6 mila unità (-35.6% rispetto allo stesso periodo del 2023), mentre Catania, seppur in calo, registra nelle previsioni di assunzioni una contrazione del 9,7% (-410 unità).

Per il presidente di Assoesercenti Salvo Politino, nonostante aumenti la domanda di lavoro, risulta preoccupante che il 40% delle figure richieste sia di difficile reperimento.

“È necessario rivedere il futuro del lavoro in Sicilia – afferma -. La crescita economica avviene solo se riusciamo a migliorare le competenze, a riqualificare il personale e a formare nuovi talenti richiesti dal mercato. La tecnologia richiede sempre di più lavori qualificati e in assenza di queste qualifiche rischia di sostituirsi al capitale umano. Il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e le competenze possedute da chi cerca lavoro può determinare conseguenze negative sulle imprese, sulla produttività e sulla crescita economica. Dobbiamo necessariamente affrontare questa sfida su più fronti, coinvolgendo la politica, gli operatori economici, gli enti di formazione e tutti gli attori della filiera, ma soprattutto diffondere una nuova cultura del lavoro basata sul concetto delle competenze”.

Le imprese dovranno pianificare, secondo Assoesercenti, una strategia nella gestione delle forze lavoro, individuando i ruoli e le competenze che saranno necessari in futuro, partendo sempre dal presupposto che formare e sviluppare nuove competenze tra i dipendenti già esistenti è più conveniente della sostituzione. “Nonostante la mancanza di forze lavoro specializzate rappresenti un problema serio – prosegue Politino – , la trasformazione digitale può aiutare le forze lavoro esistenti a diventare più efficienti e redditizie. In questo senso le risorse del Fondo Nuove Competenze, che saranno indirizzate a favorire la ripresa della capacità competitiva del sistema italiano, rappresentano per le imprese e i lavoratori una importante opportunità per qualificare e rafforzare il capitale umano sui profili determinati dalla transizione digitale ed ecologica. Ciò che è più importante è l’investimento continuo nell’apprendimento e persino la capacità stessa di apprendere e cambiare”.

“Chiediamo alla Regione Sicilia – conclude il presidente Assoeserecenti – un bando regionale che preveda il finanziamento della formazione dei lavoratori, finalizzata all’adeguamento e allo sviluppo di competenze, a sviluppare le competenze necessarie per favorire l’introduzione di soluzioni innovative nei prodotti, nei processi, nei servizi delle imprese e a formare nuovi profili.

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