“L’aumento dello stipendio per i ministri non parlamentari dimostra apertamente quali sono le reali priorità del governo Meloni, che mira soltanto a favorire i propri fedelissimi. Una situazione paradossale che si realizza mentre vengono tagliati i contributi nazionali per gli affitti, per le università, per le infrastrutture, per gli enti locali, per la sanità e, soprattutto, mentre in alcune regioni come la Sicilia si affrontano delle emergenze come la siccità”. Così il vice-presidente del gruppo parlamentare Pd, Mario Giambona, in merito al paventato aumento di stipendio dei ministri non parlamentari proposto nella manovra finanziaria nazionale dal governo Meloni.
“Sentire che nessuno della maggioranza sapeva dell’esistenza di un emendamento che prevede un aumento di 7193 euro al mese per i ministri è sconcertante, soprattutto mentre le pensioni e gli stipendi sono al minimo storico e vengono schiacciati dall’inflazione – continua -. Meloni sta lentamente fallendo tutti i suoi obiettivi. Basti pensare all’abominio politico-amministrativo ideato da Calderoli sull’autonomia differenziata, che, senza l’intervento della Corte Costituzionale, avrebbe demolito lo stato sociale ed economico delle regioni del sud”.
Poi aggiunge: “in passato è stato negata la nostra richiesta sul salario minimo per i lavoratori che oggi attestano la propria retribuzione al di sotto dei prezzi del mercato del lavoro, mentre per aumentare in modo spropositato gli stipendi degli amici del governo è tutto consentito. Una questione ignobile che punta l’attenzione su come il governo non abbia a cuore il destino dei lavoratori”. Giambona infine conclude augurandosi che “nessuna mancia venga spartita ai supporter di un governo arrogante e senza vergona che deve fare dietrofront e cominciare a interessarsi in modo strutturale dei problemi degli italiani”.
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