Un prete nel mirino dei boss mafiosi: uno scenario ricostruito grazie a una fonte attendibile, della quale in passato si è già avvalso il Co.G.I. (Collaboratori di Giustizia), che attraverso la sua Portavoce Maricetta Tirrito ha indicato i collegamenti tra le organizzazioni siciliane e quelle radicate nella capitale, ha indicato i nomi dei principali soggetti invischiati nel traffico di droga, ha spiegato le modalità con le quali gli stupefacenti destinati ad approvvigionare le piazze romane giungono dalla Sicilia, mediante l’utilizzo di corrieri leciti, come Sda e Poste Italiane.
La fonte ha questa volta invitato a prestare attenzione, perché uno dei soggetti coinvolti nel controllo delle piazze di droga romane era piuttosto spazientito dall’attività di Don Coluccia, colpevole di aver portato “gli sbirri laddove non dovevano essere” e le rivela che a San Basilio era già pronto l’esplosivo per attentare alla vita del sacerdote. Nella stessa circostanza Maricetta apprende che per lei era invece in programma una “spedizione punitiva”.
L’episodio più recente risale a pochi giorni fa, il lancio di una bottiglia ha provocato a Maricetta Tirrito la frattura del radio (settantacinque giorni di prognosi, un braccio ingessato).
E lo scorso agosto Don Coluccia ha evitato il peggio: mentre era impegnato in una delle sue consuete marce della legalità, nel quartiere romano di Tor Bella Monaca, un giovane a bordo di uno scooter ha cercato di investirlo. La scorta ha evitato il peggio e ha consegnato alla giustizia il giovane che dovrà rispondere di tentato omicidio.
“A differenza di quanto accade in Sicilia – chiarisce Tirrito – e nelle regioni meridionali in cui sono radicate organizzazioni criminali monopoliste, sul fronte romano regna una pacifica convivenza tra diverse organizzazioni: mafia, camorra, ‘ndrangheta e non solo, si spartiscono il territorio, le partite di droga, la manovalanza e soprattutto sono propensi a farsi “favori” per eliminare soggetti scomodi. La fonte mi fornì delle indicazioni precise in tal senso – continua Maricetta – precisandomi che nell’ambito malavitoso, quando viene commissionata una “spedizione punitiva” vengono utilizzate persone apparentemente avulse dal contesto criminale e utilizzano dei segni convenzionali per rivendicare l’accaduto. Per questo motivo mi disse di fare attenzione a una Fiat Punto di colore bianco proveniente da Bagheria, poichè qualora fosse accaduto qualcosa a me o a Don Coluccia su richiesta dei malavitosi romani, quell’auto sarebbe usata come segnale per far capire alla criminalità romana che la loro richiesta era stata accontentata dagli esponenti mafiosi di Bagaria.”
Di lì a poco, la donna ha vissuto un episodio piuttosto inquietante che le ha fornito un’inequivocabile conferma dell’attendibilità delle informazioni rese dalla sua fonte: Maricetta nota una Punto bianca appostata nei pressi della sua abitazione. Dai controlli effettuati sulla targa che è riuscita ad annotare e fotografare , il veicolo è risultato rubato proprio a Bagheria. “Nonostante le intimidazioni non intendo indietreggiare di un passo, anzi le reazioni avverse della malavita mi fanno capire che su questa strada devo continuare per indebolirli sempre più”, conclude Maricetta Tirrito.
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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