“Il decreto Sud del governo Meloni è un nuovo scippo alla Sicilia. La premier o non si rende conto del fatto che anche dentro il Mezzogiorno ci sono aree più fragili o sceglie scientemente di  abbandonarle al proprio destino, di cancellarle dal sistema paese. Viene da dire : ma a che gioco stiamo giocando?”: lo dice Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia. Nel mirino della Cgil l’istituzione di un’unica Zes per tutto il Mezzogiorno, che cancella le esperienze precedenti che stavano già dando frutti, e la centralizzazione presso la presidenza del Consiglio di risorse e assegnazioni che toglie autonomia e ruolo alle Regioni e ai Comuni
aprendo spazi al ben noto vizio italico della discrezionalità. Centralizzazione- rileva il segretario della Cgil regionale-  che viene decisa anche per le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione e per quelle per le aree interne:  tutto insomma avocato a Palazzo Chigi togliendo ogni spazio di iniziativa e azione alle autonomie locali”.

Mannino aggiunge: “Tutto Zes equivale a dire niente Zes e ancora una volta il presidente Schifani tace e ci vien da pensare che lo faccia questa volta per consapevolezza della debolezza del suo governo, la cui
azione è caratterizzata da ritardi e inadempienze. Come se ‘l’abbraccio’ con Meloni potesse fungere da unica chance di sopravvivenza”. Il segretario della Cgil Sicilia contesta anche la previsione di “solo
2.200 persone per tutto il Sud da  destinare alla gestione  delle misure previste: anche questo- dice- un colpo di spugna sulle professionalità già impegnate, un numero del tutto insufficiente”.  Mannino ricorda che
“quest’ultima misura si aggiunge all’autonomia differenziata e allo scippo dei fondi del Pnrr dirottati al Nord, sempre nel silenzio del presidente della Regione. Viene da chiedersi: ma qual è il disegno? Punire la Sicilia? Staccarla dal resto del paese? Qui- sottolinea Mannino- c’è una peculiare situazione di disagio economico e sociale dovuta non al destino cinico e baro ma al disinteresse della politica regionale e nazionale, al non volere vedere la crisi e affrontarne i nodi in una terra che è stata storicamente vista come terra da sfruttare e non da promuovere”. Mannino conclude dicendo: Faremo sentire la nostra voce, con un movimento di protesta che sta crescendo in queste ore, che vedrà parecchi momenti di mobilitazione e che sarà parte importante della manifestazione nazionale del 7 ottobre, organizzata da Cgil e associazioni”.

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