Nel 2023, la provincia di Agrigento offre un quadro economico complesso, segnato da un evidente dualismo tra la crescita registrata in diversi settori produttivi e le persistenti criticità strutturali che ne ostacolano il pieno sviluppo. Secondo i dati dell’Istituto Tagliacarne, Agrigento si colloca al primo posto in Italia per incremento del valore aggiunto totale, con una crescita del 6% che ha portato il valore complessivo da 6,622 miliardi di euro nel 2022 a 7,141 miliardi nel 2023. Tuttavia, questo risultato contrasta con il valore aggiunto pro capite, che si attesta tra i più bassi del Paese a 17.345 euro, ben al di sotto della media regionale siciliana (20.062 euro) e lontano da province come Alessandria (30.777 euro).  


La crescita economica della provincia si inserisce nel contesto regionale della Sicilia, che nel 2023 ha registrato un aumento complessivo del valore aggiunto del 6,10%, pur mantenendo invariato il 19° posto nazionale occupato dal 2003. Tra i settori trainanti della crescita agrigentina spiccano le costruzioni (+10,80%), il commercio (+6,51%, pari a circa 86 milioni di euro), e le attività finanziarie e professionali, che hanno mostrato la performance migliore con un aumento del 14,46%.  


Nonostante questi risultati, il tessuto imprenditoriale della provincia evidenzia segni di fragilità. Nel terzo trimestre del 2023, Unioncamere Sicilia registra 40.815 imprese attive nella provincia, con un saldo positivo che rappresenta un lieve miglioramento rispetto al 2022, anno chiuso con un saldo negativo di 72.  


Il tasso di occupazione medio nella provincia è del 34,6%, decisamente inferiore alla media nazionale del 61,9% (dati ISTAT). Gli occupati, circa 85.000, si concentrano principalmente nei settori delle costruzioni, del commercio e della ristorazione. Tuttavia, mentre centri come Sciacca mostrano un saldo imprenditoriale positivo, importanti comuni come Agrigento, Canicattì, Favara e Licata continuano a registrare chiusure in negativo, evidenziando una fragilità diffusa che colpisce soprattutto i piccoli comuni, spesso vittime di un processo di desertificazione sociale ed economica.  


“Per contrastare questo fenomeno – dichiara Giuseppe Caruana, Presidente di Confcommercio Agrigento – è necessario che le istituzioni del territorio riconoscano l’imprescindibile funzione sociale delle attività economiche all’interno del tessuto urbano, veri presidi di sicurezza, vivibilità e coesione sociale”.  


Agrigento si trova dunque di fronte a un paradosso evidente: nonostante la maggiore crescita del valore aggiunto totale a livello nazionale, non riesce a tradurre questo risultato in benefici concreti per i cittadini, come dimostra il valore aggiunto pro capite stagnante. “Le criticità strutturali, quali spopolamento, burocrazia complessa e difficoltà di accesso al credito, rimangono ostacoli significativi per le imprese. È indispensabile attuare interventi strutturali tempestivi per sostenere le aziende, migliorare l’attrattività territoriale e favorire uno sviluppo economico più equilibrato e inclusivo – conclude Caruana –. Agrigento è oggi simbolo di un potenziale inespresso, con l’urgenza di trasformare la crescita in risultati concreti e duraturi per tutto il territorio”.

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