Palermo 17 settembre 2024 – Ennesima fumata nera per la vertenza Coime. All’incontro, che si è svolto ieri pomeriggio a palazzo Palagonia, concluso in tarda serata, con i lavoratori in sit-in dietro i cancelli, non sono arrivate le risposte attese.
Per il 9 settembre, dopo l’ultimatum di fine agosto, era stata indetta una manifestazione. Ma Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil Coime hanno poi ricevuto la convocazione per ieri pomeriggio e hanno stoppato l’iniziativa di protesta.
Al centro della discussione, ancora una volta l’adeguamento salariale e il trattamento pensionistico (quota A e quota B) degli edili del Coordinamento interventi di manutenzione edile del Comune di Palermo (ex Dl 24).
“L’incontro ci ha lasciato l’amaro in bocca. Anche questa volta il sindaco non era presente e non sono emersi elementi di novità né risposte concrete – affermano i segretari generali di Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo, Filca Cisl Palermo Trapani Francesco Danese e Feneal Uil Tirrenica Messina Palermo Salvatore Puleo – Ci aspettavamo la sua presenza per potere raggiugere almeno un risultato utile alla conclusione di questa complessa e interminabile vertenza”.
Al tavolo erano presenti, oltre ai segretari e ai delegati sindacali, gli assessori Dario Falzone e Aristide Tamajo, il capo di gabinetto del sindaco Sergio Pollicita e il direttore generale del Comune Eugenio Ceglia.
L’assenza del sindaco ha determinato momenti di tensione tra i lavoratori, esasperati, che hanno sostato per tutto il tempo davanti il cancello d’ingresso chiedendo a gran voce di poter parlare col primo cittadino e incalzando i rappresentanti sindacali.
“Solo il sindaco ha il potere di dirimere la questione – aggiungono Ceraulo, Danese e Puleo – E il fatto paradossale è che i soggetti presenti al tavolo ogni volta riconoscono e condividono le nostre ragioni ma ribadiscono che è necessario il parere ultimo del primo cittadino, l’unico ad avere potere decisionale. Soprattutto, è ormai immediatamente risolvibile la questione relativa al riconoscimento delle voci retributive utili al calcolo pensionistico”.
Per quando riguarda l’adeguamento contrattuale, Fillea, Filca e Feneal sono convinti che la Corte di Cassazione rafforzerà le loro tesi. “Se la Corte di Cassazione si dovesse esprimere a nostro favore, il Comune rischia di soccombere a una decisione che darebbe ragione ai lavoratori, obbligando palazzo delle Aquile a sostenere una spesa da 25 milioni – affermano Ceraulo, Danese e Puleo, riferendosi alla stima emersa all’incontro di ieri – Riteniamo che sull’adeguamento contrattuale si possa anche raggiungere un accordo transattivo che preveda il riconoscimento degli arretrati e l’applicazione dei minimi salariali vigenti”.
Ieri in serata, il sindaco ha fatto sapere che lunedì 23, alle ore 17, riceverà i sindacati a palazzo Palagonia.
“Rispondiamo che se non dovessimo sottoscrivere nessun tipo di accordo, lunedì non andremo via da lì, resteremo dentro la sede istituzionale – avvisano i sindacalisti – Al momento la manifestazione del 9 è stata stoppata a seguito della convocazione. Ma siamo pronti a indire una nuova manifestazione”.
La Corte di Cassazione (l’udienza di giugno è slittata) si deve esprimere sulla legittimità del blocco degli aumenti contrattuali del pubblico impiego che il Comune di Palermo ha esteso anche agli edili, per effetto del decreto Brunetta, riducendo la retribuzione minima prevista dal contratto collettivo dell’edilizia (che è privato) equiparandoli a dipendenti pubblici. La sospensione è stata riconosciuta come “incostituzionale” dalla Corte Costituzionale nel 2015. L’apparato burocratico del Comune ha di fatto finora ignorato questo orientamento. Il rischio per il Comune è – concludono Fillea, Filca e Feneal, di dover sborsare 25 milioni di euro a seguito della sentenza.
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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