Palermo 15 marzo 2025 – Il Comune di Palermo condannato per non avere provveduto alla variazione di residenza chiesta da un cittadino sstraniero. Il giudice del Tribunale di Palermo, Donata D’Agostino, ha confermato il diritto di I.M, nato a La Paz, in El Salvador, difeso dalla Cgil Palermo con l’avvocato Daniele Papa dello sportello migranti, al cambio di residenza e all’iscrizione nel registro della popolazione residente nel comune di Palermo. E ha condannato il Comune per “condotta lesiva” e al pagamento delle spese legali.

Il Comune aveva ritenuto infatti che il permesso di soggiorno di I.M., rilasciato dalla Questura di Napoli per “protezione sussidiaria” e valido fino al 15 luglio 2026, non bastasse. 

I. M. domiciliato a Palermo, il 10 ottobre del 2024 aveva comunicato all’Ufficio anagrafe del Comune di Palermo il cambio di residenza in forma telematica. Il 14 novembre l’ufficio gli aveva comunicato “l’irricevibilità“ della dichiarazione resa, richiedendogli l’aggiornamento del titolo di soggiorno presso la Questura di Palermo e il pagamento dei relativi diritti. A dicembre la decisione di fare ricorso. 

“E’ una sentenza importante. E per noi si tratta di una grande vittoria: questo è il primo ricorso che facciamo e che vinciamo rispetto a una situazione che denunciamo da tempo – aggiungono Bijou Nzirirane e l’avvocato Daniele Papa – Più volte abbiamo scritto al Comune sollecitando di non continuare a seguire questa procedura errata. Da sempre abbiamo sostenuto che l’aggiornamento del permesso per il cambio di residenza non si doveva chiedere, che era solo una perdita di tempo e di denaro. Ma negli uffici da anni hanno continuano lo stesso a chiederlo, anche per i cambi di residenza da provincia a provincia. Con questa sentenza, chiediamo che da subito questo errato modo di procedere finisca e che il Comune, attraverso l’assessore all’iscrizione anagrafica, pubblicizzi questo risultato e la procedura corretta anche sul sito, in modo da poterne prendere visione e non sbagliare più. Abbiamo seguito tante pratiche dove le persone hanno dovuto pagare ingiustamente l’aggiornamento del permesso di soggiorno pur di velocizzare l’iter. In tanti, hanno rinunciato a istruire la pratica giudiziaria, temendo i tempi lunghi”. 

Con il ricorso, presentato contro il ministero dell’Interno e contro il sindaco quale ufficiale di governo, I.M. , assistito dalla Cgil, ha chiesto l’emissione di un provvedimento d’urgenza: la condotta del Comune metteva a repentaglio la continuità della sua iscrizione all’anagrafe e quindi la fruizione dei diritti sociali legati al requisito della residenza anagrafica. 

 Il Comune, per mezzo dell’Avvocatura dello Stato, ha chiesto il rigetto del ricorso sostenendo la sua posizione e richiamandosi alla normativa “per i soggiornanti di lungo periodo”.  

I giudici hanno ritenuto errato il quadro normativo di riferimento perché I.M. non è titolare di un permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo ma bensì del permesso per protezione sussidiaria. “E nel caso in questione – scrive il giudice – la normativa non prevede nessun aggiornamento del titolo idoneo a soggiornare in Italia in caso di cambio di residenza, né tantomeno nessun pagamento di oneri”.


Per quanto riguarda la questione dell’iscrizione anagrafica, sempre problematica per i cittadini migranti, la Cgil Palermo più di un anno fa, assieme ad altre associazioni, aveva aperto un tavolo tecnico per affrontare la difficile situazione dell iscrizione anagrafica dei cittadini migranti e aveva sollecitato l’apertura di una sede nel centro storico. 

“La situazione è un po’ migliorata ma non abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi – aggiunge Nzirirane – Era stata individuata dal Comune una sede in via Lincoln ma l’apertura non è mai avvenuta: l’ufficio in funzione resta solo quello di viale Lazio. Chiediamo di far ripartire il tavolo tecnico per monitorare a che punto è a Palermo l’iscrizione anagrafica dei cittadini migranti. Senza l’iscrizione nei registri anagrafici del Comune questi cittadini rimangono invisibili, non possono avere un regolare permesso di lavoro, accedere al medico di famiglia, alla scuola, al welfare”.


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