Palermo 13 novembre 2024 – C’è la docente dell’istituto Ignazio Florio di san Lorenzo che racconta “ci sentiamo pazzi perché facciamo tantissime segnalazioni per le scuole che cadono a pezzi e nessuno ci ascolta” e l’infermiere del Civico, già vittima di un’aggressione, che denuncia come medici e operatori stanno scappando dal Pronto soccorso del nosocomio perché “ogni turno di lavoro è diventato una guerra”.

C’è il bancario Unicredit che oltre al fenomeno delle rapine segnala l’aumento delle patologie da stress correlato di colleghe e colleghi per la pressione dei manager che chiedono obiettivi sempre più alti e l’Rls del commercio, di Eurospin, che racconta del collega precario, con contratto part-time multiservizi, morto in un incidente stradale mentre correva da un posto di lavoro all’altro.

Tantissime le segnalazioni emerse oggi alla prima assemblea degli Rls – rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza – organizzata dalla Cgil Palermo per rafforzare la rete  degli Rls e dare sempre più protagonismo al ruolo degli portavoce dei lavoratori sul tema della sicurezza, degli infortuni, delle malattie professionali. L’assemblea, alla quale ha partecipato anche lo Spresal, è stata conclusa dalla segretaria nazionale Cgil Francesca Re David.   

“Riscontriamo scarsa volontà delle aziende a garantire condizioni sicure – ha detto Serafino Biondo, responsabile del coordinamento provinciale Rls e Rlst costituito dalla Cgil Palermo –  Oggi crescono le condizioni di lavoro estreme, con ore superiori rispetto a quelle previste e poco rispetto dei diritti. Questo rende i lavoratori vulnerabili.  La competitività, la precarietà, la pressione alla produttività sono condizioni che influiscono negativamente, esponendo i lavoratori, al primo posto migranti e donne, a rischi, infortuni e malattie professionali. A Palermo spesso si fa i conti con ambienti di lavoro insicuri e con la latitanza di chi dovrebbe garantire controlli efficaci: nel manifatturiero, nel commercio, nel lavoro agricolo ascoltiamo storie atroci che riportano al medioevo. Le malattie professionali stanno aumentando a dismisura”.

Una mattinata iniziata dalla Cgil con il ricordo dei 5 operai morti a Casteldaccia. “L’impegno del sindacato è far sì che quello che è avvenuto a Casteldaccia non si ripeta, chi ogni giorno va al lavoro per guadagnare un pezzo di pane deve fare ritorno a casa – ha detto il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo – Oggi il modello di sviluppo delle imprese mette in conto le morti sul lavoro come un costo sostenibile per il sistema. Altrimenti non si spiegano i tre morti al giorno sul lavoro. Un dato costante e per noi non accettabile. Il diritto a lavorare in sicurezza sia prevalente rispetto allo sfruttamento, al profitto a tutti i costi. Chiediamo più controlli, più ispezione, formazione, una maggiore penalità per le imprese e la selezione del sistema degli appalti e subappalti, che alimentano una filiera del pericolo”.

 Palermo è inserita dall’Inail in fascia rossa per numero infortuni, malattie professionali e morti. “Significa che la prevenzione non funziona. L’attenzione alla sicurezza continua a essere scarsa – ha aggiunto Francesco Piastra, segretario d’organizzazione – Palermo e la Sicilia sono ai primi posti per incidenza di morti sul lavoro sul totale dei lavoratori.  La Sicilia, secondo i dati dell’Osservatorio Vega, al 30 settembre 2024 è la quinta regione con 46 casi su 1.410.776 occupati.  Un’incidenza di morti sul lavoro molto alta. Pesa  la parcellazione del lavoro: su Palermo insistono tante piccole aziende e dai dati dell’ente bilaterale dell’artigianato emerge che i lavoratori delle piccole aziende disconoscono le basilari informazioni in materia”.

 “Dall’ultimo rapporto Inail, rispetto al 2023 in Sicilia l’incidenza è del 22 per cento in più di morti sul lavoro, già superata da  altri due lavoratori morti –ha aggiunto Francesco Lucchesi, segretario Cgil Sicilia aggiunge Lucchesi – Abbiamo chiesto alla Regione di creare un sistema virtuoso di formazione nei luoghi lavoro con le risorse non utilizzate. E segnalato che nel vecchio accordo alcune attività formative rilevanti venivano fatte in modalità e learning. Non ci possiamo stupire poi che i lavoratori non mettono caschi e cinture di sicurezza, se i datori di lavori si accontentano della formazione a distanza.  Con i 49 ispettori in forze, e gli altri 59 ispettori a tempo determinato aggiunti dopo enormi pressioni, per le 400 mila aziende siciliane complessivamente la possibilità di essere controllate è una volta ogni 20 anni”.

Per Alida Aquilone, dell’Inca Cgil Palermo “spesso i lavoratori che hanno subito un infortunio vengono al patronato con la pratica già chiusa. Spieghiamo loro che devono venire al patronato prima, per seguire la pratica dall’inizio, e non dopo. Tanti dichiarano di essere caduti da un metro anziché 5 o 6. Rischiano di perdere comunque il lavoro e nessuno li ripagherà del danno subito”.

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