Non credo non si possa dare 10 a questa serie che è entrata di diritto nel mito degli anime: e anche se si dirà che i disegni e l’animazione possono esteticamente lasciare a desiderare, come alcuni possono osservare, tuttavia tutto l’insieme rende questo dettaglio praticamente marginale. Una piccola considerazione di complemento: il seguito di questa serie, “L’Uomo Tigre II”, viene considerato, al di là dei disegni migliori, inferiore, ma è anch’essa una ottima serie; il punto è che il livello raggiunto da “L’Uomo Tigre” è davvero enorme.
“L’Uomo Tigre” è un eroe, fortissimo, combatte con furore lungo una serie di 105 puntate con avversari sempre sorprendenti, attraverso vicende spettacolari al limite tra il grottesco e il surreale. Eppure è un essere umano che si sforza di superare i suoi limiti, i suoi errori, di fare il bene per gli altri, di mostrare il valore della lealtà, della generosità, della solidarietà. In questa articolata dialettica di opposti, forza e violenza da una parte, sensibilità e altruismo dall’altra, che attraversa tutta la serie, sta forse la sua cifra maggiore.
Gli anime giapponesi classici si sono distinti in varia misura per molti elementi rilevanti: l’avventura, il pathos, la simpatia, il senso di giustizia e di sacrificio, la nobiltà dei sentimenti, le lotte, i combattimenti, le iperboli, i tratti iconici, il coinvolgimento, le sorprese, il surrealismo, la fantasia, l’immaginazione, le storie, l’eroismo, e altro ancora. In ogni anime classico troviamo sicuramente uno o più di questi elementi. “L’Uomo Tigre” incredibilmente riesce ad assommare tutti insieme questi elementi.
Curatolo Leonardo