C’è ancora tempo fino al 31 gennaio per votare i nostri borghi. Cinquantadue piccoli comuni della nostra rete dei Borghi dei Tesori, stanno provando a scalare la classifica de “Il Mio Dono”, il contest di Unicredit che distribuisce 200 mila euro ai progetti non profit di tutta Italia. Abbiamo candidato alla gara i progetti di restauro e di valorizzazione di questi borghi, che possiedono patrimoni straordinari e spesso sconosciuti. Una chiesa dimenticata, un percorso montano, un affresco che si sta perdendo, persino un orologio o un campanile: ogni borgo ha un suo tesoro che è spesso il cuore della comunità.
La classifica provvisoria vede in testa Prizzi, seguita da Bisacquino e appena più staccata Centuripe. Devolveremo il ricavato del contest ai progetti di restauro dei due comuni più votati, nella misura di 5000 euro ciascuno. Se la raccolta sarà superiore, distribuiremo la cifra restante agli altri borghi più votati, per un massimo di 3000 euro per ciascuno.
A una settimana dalla fine del contest, la sfida è ancora aperta. Votare non costa nulla ed è semplicissimo. Basta cliccare qui, dove troverete l’elenco completo dei borghi partecipanti al contest, ma ricordatevi di votare anche per la nostra Fondazione nella pagina della raccolta “Il Mio Dono” di Unicredit (cliccando qui). È necessario che entrambi i voti siano espressi, altrimenti non saranno validi. I voti sono gratuiti, ma se vorrete potrete destinare anche una donazione al progetto: donazioni da 10, da 25 o da 50 euro che serviranno a moltiplicare i voti ottenuti. Basta un “tesoretto” di 500 euro in donazioni per moltiplicare di 50 volte i voti ottenuti dal progetto candidato dalla nostra Fondazione.
Ma il 31 gennaio è il termine ultimo per partecipare a un’altra bella iniziativa. Fino a quella data, i giovani artisti italiani che hanno meno di 35 anni e vivono all’estero possono partecipare a un bando per una residenza all’interno della Farm Cultural Park di Favara. L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto Italea, il programma di promozione dei viaggi delle radici del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale all’interno del progetto Pnrr e finanziato da NextGenerationEU. L’obiettivo è di valorizzare il talento artistico italiano nel mondo, favorendo un legame simbolico con le proprie origini attraverso la creatività.
Un invito a guardarsi dentro, quello lanciato da Italea Sicilia, antenna territoriale del progetto, un invito a guardarsi dentro, quello lanciato da Italea Sicilia con i partner Farm Cultural Park e Farm Foundation Ets. Durante la residenza a Favara, gli artisti saranno chiamati a realizzare un’opera che potrà appartenere a diverse discipline, come pittura, scultura o performance, e che dovrà sviluppare il tema delle “radici”.
E restando in tema di ritorno alle origini, sempre all’interno del progetto Italea, vi segnaliamo il debutto a Palermo del musical “Camicette Bianche”, uno spettacolo corale, basato su una storia vera, che sta girando il mondo e che, di ritorno dagli Stati Uniti, approda per la prima volta nel capoluogo siciliano dopo oltre cento repliche. Il musical, diretto dal regista Marco Savatteri e tratto dal libro di Ester Rizzo, è dedicato all’incendio che scoppiò il 25 marzo del 1911 a New York negli stanzoni della fabbrica di camicette Triangle Shirtwaist Company dove morirono 129 donne, tantissime delle quali emigrate dall’Italia, dalla Germania, dalla Scozia. Ventisette erano siciliane. Tra le storie è balzata fuori quella di Clotilde, sartina siciliana che parte in nave per raggiungere la sorella, trova lavoro a New York ma muore nell’incendio. Il debutto palermitano di “Camicette Bianche – Il musical” sarà domenica 23 febbraio alle 19.30 al Politeama Garibaldi, in collaborazione con Savatteri Produzioni e con il Comune di Palermo.
Per finire, vi salutiamo con una notizia che arriva da Licata. Nell’area archeologica di Finziade, ultima colonia greca di Sicilia, è riemersa una matrice di maschera che potrebbe raffigurare la mitica Medusa. Un frammento del passato che, secondo gli archeologi, racconta una storia di artigiani e simboli sacri. Il reperto è stato scoperto all’interno della cosiddetta Casa 18, un edificio risalente alla tarda età repubblicana che fu probabilmente adibito a laboratorio dedicato alla creazione di maschere teatrali o rituali.