Bastimenti d’inchiostro. La Grande emigrazione nella letteratura siciliana (1876-1924) è il nuovo volume di Edizioni Kalós, scritto da Chiara Mazzucchelli, docente presso la University of Central Florida di Orlando (USA), dove tiene corsi di lingua e seminari di letteratura italiana e italoamericana.

Nelle pagine del libro si racconta di un’epoca, quella in cui l’Italia era finalmente unificata e bisognava “fare gli italiani”: milioni di loro decisero di partire per cercare migliori opportunità all’estero, dando il via a un processo di emigrazione rapido e inesorabile che avrebbe progressivamente svuotato intere regioni d’Italia. Di questo terremoto demografico si occuparono a quel tempo storici, sociologi, economisti e studiosi vari, ma la letteratura sembrò non dedicare la stessa attenzione a questo significativo rivolgimento sociale. Per fortuna, negli ultimi anni, la critica letteraria sia in Italia che all’estero si è occupata sempre più della rappresentazione narrativa del fenomeno migratorio, impegnandosi in un prezioso lavoro di recupero e, in alcuni casi, di scoperta di scritti più o meno noti al grande pubblico. Grazie a questo rinnovato interesse, oggi è possibile affermare che esiste un filone narrativo che riguarda il grande esodo delle classi subalterne italiane all’estero. In questa esplorazione della letteratura sulla Grande emigrazione, attraverso un approccio interdisciplinare, l’autrice si concentra sulle opere di autori e autrici siciliani come Verga, Messina, Capuana e Pirandello, tra gli altri, a cavallo tra Otto e Novecento, un periodo che segna l’affermarsi del Verismo e la transizione da questo movimento a un tipo di narrativa più incentrata sulla dimensione soggettiva e psicologica dei personaggi. In particolare, l’analisi si focalizza sui testi che affrontano il tema dell’emigrazione dalla Sicilia verso gli Stati Uniti, che rappresentarono la principale destinazione transoceanica per coloro che partivano dall’isola in quegli anni.



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