Catania, 27 gennaio 2025 – Oltre 500 persone hanno preso parte sabato pomeriggio a Catania alla Fondazione Brodbeck all’inaugurazione della mostra di Barbara Cammarata “An Interspecies Journey” (25 gennaio – 08 giugno 2025) a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Patrizia Monterosso, un progetto espositivo appositamente ideato e realizzato per gli spazi espositivi di via Gramignani 93.
Introdotti dal presidente delle fondazione, Paolo Brodbeck, sono intervenuti: Gianluca Collica (direttore artistico della struttura); l’artista Barbara Cammarata, i due curatori Biasini Selvaggi e Monterosso e Antonio Rizzo dello studio di architettura Analogique che ha realizzato il complesso allestimento in uno dei due hangar dello storico complesso, esempio di archeologia industriale nel quartiere di San Cristoforo. Numerosi gli ospiti anche da Palermo e altre province siciliane. Fra i presenti Evelina De Castro, direttrice di Riso – Museo d’arte contemporanea, e Padre Giuseppe Bucaro, direttore dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo.
La mostra prosegue fino all’8 giugno e sarà visitabile dal venerdì alla domenica, dalle 16.30 alle 20 (ultimo ingresso ore 19.30, orario invernale). Ingresso libero.
AN INTERSPECIES JOURNEY
Basato su un atto di worlding, di creazione di un mondo tanto sciamanico quanto (fanta)scientifico, il percorso della mostra si snoda attraverso due padiglioni monumentali della Fondazione etnea e include oltre 60 dipinti, 6 sculture tessili e alcune installazioni ambientali eseguiti da Barbara Cammarata tra il 2018 e il 2025.
La ricerca di Barbara Cammarata (Caltanissetta, 1977) si è sviluppata da oltre un decennio attraverso diversi medium, in particolare quello pittorico, nell’invenzione di accessi a mondi fantastici, intrapsichici e ultra-mondani, luoghi critici e di soglia, abitati da esseri viventi dal corpo umano e dalle teste animali. «L’essere umano che da tempo, troppo tempo, si è attribuito una posizione centrale e superiore rispetto alle altre specie, oggi si ritrova a discutere la sua posizione rispetto a tutto il resto. Antropocentrismo, specismo e postumano sono i punti di partenza della mia ricerca artistica», dichiara Barbara Cammarata, artista visiva e docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
La mostra
Il percorso espositivo introduce il pubblico in uno spettacolare viaggio in un mondo nel quale è riconosciuta politicamente e pienamente operativa la metafora di un patto sociale interspecie che lega gli esseri umani al regno animale, vegetale e tecnologico. «Quello plasmato nella pittura da Cammarata è un mondo dove il “simile” e il “diverso” sono compresenti in una dimensione simbiotica di vitalità e crescita; dove la condivisione significa trasformazione etica, morale, filosofica, religiosa, in grado di generare un nuovo ordine di speranza», affermano i curatori Cesare Biasini Selvaggi e Patrizia Monterosso.
Il primo padiglione
Nel primo padiglione della mostra, il progetto curatoriale pone il pubblico di fronte a un allestimento monumentale alquanto inusuale, progettato dallo studio di architettura ANALOGIQUE e realizzato da Paolo Fontana. Una galleria trasparente, fittizia, una vera e propria biosfera isolata, autosufficiente, ottenuta da una struttura minimalista sospesa nell’aria di sottili profili metallici: ospita i ritratti pittorici di vegetazioni lussureggianti abitate da esseri viventi dal corpo umano e dalle teste animali di Cammarata. Il risultato è un voyeurismo estremo e bi-direzionale, tanto delle creature ibride sullo spettatore quanto di quest’ultimo su di loro. L’assenza di pareti tradizionali fa sì che opera e pubblico siano sempre in scena come sul set di Dogville, il nono lungometraggio del regista danese Lars von Trier, mettendo alla prova e coinvolgendo l’esperienza personale in modo più profondo nel microcosmo di un acquario antropologico, di un osservatorio sociale. Il colore è concepito da Barbara Cammarata in quanto strumento di approfondimento sul funzionamento delle cose.
Le sculture tessili
Il percorso espositivo nel primo padiglione comprende anche 6 sculture tessili dal titolo Microorganism (2025). «Impiego gli abiti di mia figlia Frida per generare le sculture, concepite come nuove forme di vita possibili. Li ho conservati e continuo a conservarli da sempre. Credo che questo sia l’unico lavoro che continuerà a evolversi e a non potersi mai ritenere completo. Questa ricerca plastica rappresenta l’esito di una circostanza di forte impatto emotivo. Quando seppi della mia gravidanza, l’ambiente artistico in Inghilterra – dove studiavo – non fu di grande supporto. Mi rimase impressa una frase in particolare: “She’ll be your handicap!” (“Lei, tua figlia, sarà il tuo tallone d’Achille!”). Oggi sorrido ripensando a quella frase; ma allora ebbe un doloroso impatto su di me. Ho trasformato tutto interiormente, Frida è diventata la mia forza», racconta Barbara Cammarata.
Gli abiti di Frida trasformati in sculture, plasmati ma integri come si farebbe con l’argilla, rappresentano quello che potremmo definire metamorfosi interiore, l’invito a guardare la realtà circostante con occhi differenti.
Il secondo padiglione
Nel secondo padiglione della mostra è proposta la ricostruzione della “cabina mentale” dell’artista etnea, a partire dall’incontro con il Buddismo, con la Soka Gakkai, con la sua visione circolare dell’esistenza, e dai suoi studi sul colore e sulla luce in Sicilia sviluppati dal 2012, anno del suo rientro a Catania dall’Inghilterra. Anche quest’ultimo è stato un processo lento, scandito da lunghe osservazioni sulla luce. La luce in Sicilia è calda, tende al giallo a differenza di quella inglese, dove tutto appare più nitido, ma volgente al blu. L’esposizione avrà un’estensione pop-up al primo piano della fON Art Gallery di Fondazione Oelle-Mediterraneo Antico presso il Four Points by Sheraton Catania Hotel.
Le installazioni per riconfigurare il femmineo e la maternità
Barbara Cammarata ha dedicato alle installazioni gran parte della riconfigurazione del femmineo e della maternità, del suo essere madre e del suo essere figlia. Ha utilizzato alcuni elementi del suo corredo (è il caso del letto di spilli dal titolo Feel What I Feel, 2016) per esplorare le politiche e pratiche del corpo in riferimento alla cultura collettiva di origine, a cui è indissolubilmente legata la sua identità. Dalla dimensione politica della sessualità alle ricognizioni sul domestico familiare, dove convergono desideri, tensioni, conflitti, angosce, piaceri, avvicendamenti, l’artista continua a praticare una vera e propria “ricucitura” (d’altronde la nascita comporta una lacerazione-dilatazione, il taglio di un filo rappresentato dal cordone ombelicale) svolta spesso con aghi, o con dei veri e propri tessuti e abiti.
L’artista
Barbara Cammarata (Caltanissetta, 1977) vive e lavora a Catania. Artista visiva, dal 2024 è docente di ruolo di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Catania. Si laurea in Scienze sociali nel 2003 presso l’Università degli Studi di Palermo, studia al Brighton City College e alla University of Brighton, dove consegue il Master Fine Arts nel 2009. Nel 2021 consegue la laurea magistrale presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.
La sua ricerca artistica, che si avvale di un metodo transdisciplinare e della pittura come medium principale, si esprime anche attraverso opere tessili e installazioni tecnologiche. Collabora con architetti, designer e artisti visivi in diversi progetti di rigenerazione urbana e di innovazione sociale.
I suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero, presso musei, fondazioni, gallerie e manifestazioni, tra cui: Fondazione Oelle-Mediterraneo Antico (Catania), Fondazione Sant’Elia (Palermo), Gallerie Zoom (Sète), Museo Civico di Noto (Noto), Collica & Partners (Catania), Fondazione Brodbeck (Catania), Palazzo Ciampoli (Taormina), Manifesta 13 (Marsiglia), Manifesta 12 (Palermo), Biennale Arte 2017 | 57. Esposizione Internazionale d’Arte (Venezia), London MET, University of Ulster, BASE Salone del Mobile (Milano), Museo Riso (Palermo), Fondazione Donà dalle Rose (Venezia), Dimora OZ (Palermo), XV Mostra Internazionale di Architettura | La Biennale di Venezia (Venezia), Farm Cultural Park (Favara).
Le sue opere sono presenti presso le collezioni di Fondazione Brodbeck (Catania), Fondazione Donà dalle Rose (Venezia), Farm Cultural Park (Favara).
La Fondazione Brodbeck
La Fondazione Brodbeck è un’istituzione no profit per la produzione e la diffusione dell’arte contemporanea, costituita da Paolo Brodbeck a Catania il 30 novembre 2007. La sede si sviluppa nel cuore dello storico quartiere di San Cristoforo del capoluogo etneo, su un’area di circa 6 mila metri quadrati, all’interno di un complesso postindustriale adibito nel XIX secolo alla produzione di liquirizia e alla lavorazione della frutta secca. Cittadella-polo di riferimento per l’arte contemporanea, sin dai primi anni di attività la Fondazione ha realizzato, sotto la direzione artistica di Gianluca Collica, mostre e programmi di residenza a riconosciute figure nazionali e internazionali, ad artisti affermati ed emergenti, tra cui: Christian Andersson, Seb Koberstädt, Michael Beutler, Urs Lüthi, Filippo La Vaccara, /barbaragurrieri/group, Nazim Hikmet, Richard Dikba, Mohamed El Baz, Vassilis Patmios Karouk, Domenico Mangano, Sebastiano Mortellaro, Diego Perrone, Luca Vitone, Diango Hernández, Esther Kläs, Viola Yesiltac, Christoph Meier, Ute Müller, Nicola Pecoraro, Maria D. Rapicavoli.
Una vasta rete di collaborazioni con artisti, curatori, istituzioni culturali italiane e internazionali, e un’articolata programmazione, permettono di dialogare con un pubblico plurale. Dal 2014 è membro del Comitato Fondazioni Arte Contemporanea.
Luogo: Fondazione Brodbeck, via Gramignani 95, CATANIA, CATANIA, SICILIA
Questo contenuto è stato disposto da un utente della community di blogsicilia. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore. Se hai richieste di approfondimento, questioni da sollevare o ogni altra osservazione su questo contenuto non esitare a contattare la redazione o il nostro community manager.
Commenta con Facebook