A 79 anni di distanza dall’uccisione, il 9 giugno 1946 in un agguato mafioso a Corleone dove prestava servizio e risiedeva, l’Amministrazione comunale di Canicattini Bagni guidata dal Sindaco Paolo Amenta, ricorda l’Agente scelto della Polizia di Stato, il canicattinese Salvatore Amenta, con la scopertura, sabato 01 Febbraio 2025 alle ore 16:00 in Piazza Borsellino, di una targa commemorativa e alle ore 17:00 al Museo TEMPO con una conferenza sugli anni difficili del dopoguerra: “Il secondo dopoguerra in Sicilia e il sacrificio di Salvatore Amenta”.


Alla conferenza, aperta dai saluti del Presidente del Museo TEMPO (Museo dei Sensi del Tessuto dell’Emigrante e della Medicina Popolare), Paolino Uccello, parteciperanno i familiari canicattinesi e corleonesi di Salvatore Amenta, insieme al Sindaco di Canicattini Bagni e Presidente regionale ANCI Sicilia, Paolo Amenta, e al Sindaco di Corleone, Walter Ra’, mentre gli interventi sono affidati ai ricercatori che hanno portato alla luce il delitto del poliziotto canicattinese:

Dino Paternostro, Direttore del giornale “Città Nuove” e Segretario Camera del Lavoro di Corleone, “L’impegno nella lotta alla mafia di Salvatore Amenta, poliziotto nella Corleone degli anni trenta – quaranta”;

Laura Liistro – Docente e ricercatrice Galleria Etnoantropologica di Solarino, “La degna eredità di Salvatore Amenta tra crimine e Stato”.

Un delitto dimenticato quello di Salvatore “Turiddu” Amenta, nato a Canicattini Bagni l’8 ottobre 1886 da Sebastiano e da Angela Melluzzo, e l’assassino mai assicurato alla giustizia, riportato al-la luce grazie al lavoro di ricerca storica di Laura Liistro, docente e ricercatrice della Galleria Etnoantropologica di Solarino, insieme allo storico del fenomeno mafioso corleonese, il giornalista Dino Paternostro, direttore del periodico “Città Nuove” e segretario della Camera del Lavoro di Corleone, da anni impegnato nel recupero della memoria delle vittime di mafia.

Salvatore Amenta, sposato e padre di quattro figli, svolse la sua carriera nel periodo fascista e per il suo essere rispettoso nei confronti della legge e dello Stato non godeva di grande simpatia da parte della criminalità che lo considerava un “duro”.


La notte di domenica 9 giugno 1946 venne assassinato mentre faceva ritorno a casa. La notizia del delitto fu riportata con grande evidenza da “La Voce della Sicilia” che indicò il fatto come il 54° omicidio avvenuto a Corleone ad opera del banditismo.

«Le Comunità di Canicattini Bagni e di Corleone, insieme alla Galleria Etnoantropologica di Solari-no e al giornale online “Città Nuove” di Corleone, che ringrazio per il prezioso lavoro di ricerca – ha dichiarato il Sindaco Paolo Amenta – intendono così riportare alla memoria la dignità di un semplice uomo, marito e padre straordinario, nonché onesto e fedele servitore dello Stato che con coraggio e dedizione ha difeso i valori fondamentali della legalità sino all’estremo sacrificio».


Luogo: CANICATTINI BAGNI, SIRACUSA, SICILIA

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