42ma “Marcia Antimafia Bagheria Casteldaccia. Lo Monaco, presidente emerito del Centro Pio La Torre: rompere il rapporto con la politica per distruggere la mafia

Un consiglio comunale partecipato, visibilmente desideroso di unire le forze per consegnare un messaggio di responsabilità contro la mafia per ricordare alle giovani generazioni l’importanza della memoria. E’ quello che si è svolto a Bagheria, il primo di una serie che verrà, in vista della “Marcia antimafia da Bagheria a Casteldaccia”, promossa storicamente dal Centro Studi Pio La Torre il prossimo 26 Febbraio. Una seduta aperta alla città, alla quale hanno partecipato esponenti dell’associazionismo, della chiesa, del mondo sindacalista e politico, insieme per dimostrare che dal fronte unito si può rispondere all’attacco di una mafia che ha vinto laddove i suoi bersagli, le vittime, ma anche i territori erano rimaste sole.

«La mafia – ha detto Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Studi Pio la Torre– non è sconfitta. È sommersa e prolifica anche a causa di una minore attenzione politica. Se non rompiamo il rapporto con la politica, non distruggeremo la mafia che si lega sempre più ad altre forme di criminalità tra cui il traffico di droga. Non possiamo per questo delegare l’impegno antimafia solo alle forze dell’ordine e alla magistratura».

Per l’attuale presidente del Centro Pio La Torre, Emilio Miceli, Il 26 febbraio rappresenta la nostra “Giornata della Memoria”.

«La marcia Bagheria Casteldaccia – ha ricordato Miceli – si svolge a partire dal 1983 e vuole da sempre essere il segno dell’attenzione e della partecipazione di studenti, professori e cittadini, uno degli elementi che contribuiscono da sempre a indebolire la presenza mafiosa nel territorio. Accanto all’azione di Polizia e Magistratura, la mobilitazione di uomini e donne è da sempre l’elemento decisivo per isolare cosa nostra da contesto sociale».

Presenti, dicevamo, esponenti del mondo come il presidente della Commissione regionale antimafia.

 «Dobbiamo continuare a combattere l’indifferenza e il consenso sociale che la sostengono – ha affermato Antonello Cracolici – perché la mafia continua a uccidere meno con le pistole e le bombe ma uccide i nostri ragazzi con la droga, con il crack. Si articola e condiziona le nostre vite, corrompe, condiziona le istituzioni. Ecco perché è necessario costruire un impegno civile che porta ad isolare i mafiosi. Non dobbiamo solo aspettare l’arresto, la condanna. Il nostro ruolo deve avere un peso, nelle istituzioni, nella società. La lotta alla mafia non è solo del poliziotto o del magistrato ma del cittadin».

Un impegno che spetta a tutti in quanto volto all’affermazione dei diritti, come quelli che protegge il sindacato, che sarà anch’esso presente alla marcia del 26 febbraio.

«Gli arresti contro esponenti di clan mafiosi sono ancora all’ordine del giorno – ha sottolineato Dario Fazzese, segretario della Cgil di Bagheria – come dimostrano le ultime operazioni. Questo vuole dire che l’organizzazione mafiosa continua a essere presente e forte e che non bisogna mai far calare la tensione nel contrasto alla mafia».

Un sinergia di intenti che ha reso questo consiglio comunale il primo di una serie che vedrà anche i Comuni che parteciperanno alla marcia del 26 febbraio aprirsi alla città e alle forze sociali, associative, del mondo culturale ed ecclesiastico, per ribadire ancora una volta e sempre più ad alta voce l’intenzione di portare avanti azioni concrete di contrasto alla criminalità organizzata. Così come dimostrato dallo stesso Centro Studi Pio la Torre sin dal 1983, cioè da quando è stata organizzata la prima marcia.

Luogo: Comune, Corso Umberto, BAGHERIA, PALERMO, SICILIA

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