Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda la storia di Giuseppe Tragna, funzionario di banca ligio al dovere e dagli alti valori morali, assassinato dalla mafia il 18 luglio 1990, a San Leone in provincia di Agrigento, attraverso le parole della giovanissima studentessa Giulia Menzano, della classe I sez. D, del Liceo scientifico Filolao di Crotone:
“Giuseppe Tragna, marito, padre, direttore di Banca, fu ucciso, il 18 luglio 1990, a colpi di pistola, in un agguato, davanti alla propria abitazione a San Leone (provincia di Agrigento).
Per il suo omicidio furono tratte in arresto tre persone con l’accusa di omicidio premeditato e associazione mafiosa.
Gli inquirenti, dopo accurate indagini sull’attività professionale di Tragna, considerato un incorruttibile funzionario dell’istituto creditizio per cui lavorava, ritengono che fu ucciso perché avrebbe scoperto e denunciato un traffico di denaro illecito da parte di alcuni esponenti di Cosa Nostra.
La svolta nelle indagini arrivò, anche, grazie alle dichiarazioni di uno dei tre arrestati che decise di collaborare con la giustizia.
Per anni, però, la memoria di Tragna fu oggetto di calunnie, che gettavano ombre sulla sua condotta morale e sulla sua vita privata, con l’intento di allontanare la pista mafiosa quale causa della morte del bancario.
È la morte inaccettabile di un uomo per bene, ligio al dovere e scrupoloso sul lavoro. “Un eroe civile e dimenticato”, riconosciuto vittima della mafia dopo tanti anni e dopo battaglie in tribunale condotte dai suoi familiari.
Un eroe che non ha avuto onori, né memoria. Nessuna targa, nessuna commemorazione.
Così, non si muore una sola volta, non si è uccisi una sola volta. Oltraggiando la verità, è possibile uccidere ogni giorno, rinvigorendo il dolore di coloro che conoscevano la vittima e di coloro che credono in un mondo giusto, anche a rischio della propria incolumità.”
Giuseppe Tragna non era impegnato nelle forze dell’ordine, aveva un ruolo che per molti versi lo faceva ritenere un privilegiato; eppure le sue scelte e la sua condotta lo fecero annoverare tra gli eroi del nostro tempo, cioè coloro che sacrificano sé stessi pur di non venire meno ai propri principi. La sua storia insegna che eroismo significa in primo luogo rispettare gli altri e rifiutare di raggirali.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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