“È una persona a cui tutto il nostro Paese deve tanto, un mito, protagonista della storia italiana sotto molteplici aspetti: come pubblico ministero che ha richiesto e ottenuto gran parte delle condanne del maxi processo, come collega e amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con cui ha dato vita a quella possibilità che in Italia si potesse davvero cambiare e sconfiggere un fenomeno che a noi ragazzi di allora cominciava ad apparire imbattibile, quello mafioso”.
Non nasconde la grande stima per il magistrato Giuseppe Ayala il presidente dell’Associazione Diplomatici, Claudio Corbino, all’apertura del penultimo appuntamento del ciclo di incontri “Words of tomorrow”, organizzato in collaborazione con Eastwest European Institute per mettere in collegamento gli studenti con autorevoli personaggi e ragionare con relatori e ospiti delle criticità che caratterizzano la vita sociale e collettiva.
“Abbiamo voluto fortemente questo incontro”, sottolinea Gabriella Grimaldi, presidente dell’associazione internazionale al femminile FIDAPA Catania, composta da 11mila socie e articolata i 300 sezioni distribuite in tutto il territorio nazionale. “Siamo un movimento di opinione indipendente che persegue i suoi obiettivi senza distinzioni di alcun tipo e sostiene iniziative di donne che operano nel campo dell’arte e degli affari – spiega Grimaldi – per valorizzare le competenze e la preparazione delle nostre socie e migliorare la vita lavorativa delle donne e la loro partecipazione sociale, rimuovendo ostacoli tuttora esistenti ed eliminando le discriminazioni nei loro confronti”.
Parte dal cuore del dibattito, la giustizia, il magistrato Ayala – di recente protagonista anche al CWMUN New York con i Diplomatici – rivolgendosi alla platea di studenti, professori e colleghi. “La questione della giustizia in Italia è da troppo tempo al centro di dibattito mediatico, politico, sociale”, dice l’ex Sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia, esperto di vita pubblica e sociale del nostro Paese.
“Il vero problema per cui la giustizia in Italia ha un ruolo eccessivamente da protagonista è banale e riguarda l’assenza di controlli preventivi. Quando si matura una condotta illecita giustamente si pensa alla magistratura, ma come evitare che quella condotta arrivi a quel punto?”. Si dibatte quindi sugli organismi terzi che dovrebbero svolgere funzioni di controllo e fungere da garante del corretto funzionamento della giustizia, come l’anticorruzione e la Consob.
“La magistratura è come un fiume che scorre tenuto da argini, che sono i controlli preventivi. E quando questi si indeboliscono il fiume finisce per ingoiare territori che non dovrebbero essere di sua competenza”.
L’unica chance, per il magistrato, è aiutare i giovani a formarsi con senso civico, partendo dalle famiglie e coinvolgendo anche scuole e università, che lui stesso gira per dare il proprio contributo.
“Dobbiamo puntare sui ragazzi e sperare che possano costruire un mondo migliore rispetto a quello che gli stiamo consegnando. Ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe fare la sua parte, come chiedere la ricevuta fiscale al bar, anche solo per un caffè e un cornetto. Perché, come recita uno slogan che ho inventato tempo fa, la legalità conviene. Pensateci”.
Così si rivolge ai giovani in platea, che lo riempiono di domande: gli chiedono chiarimenti sull’evasione fiscale, se ha mai perso la speranza e come l’ha riacquistata, qual è il potere delle associazioni a delinquere e l’arma che i giovani hanno a disposizione, oggi, per sconfiggere la mafia. Giovani estremamente assetati di giustizia, come sottolinea Corbino. Di giustizia sociale e politica, e che sperano di trovare all’interno della parola giustizia una speranza per il futuro.
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