E’ apparsa questa mattina davanti alla sede della Rai di Catania la scritta ‘W Bruno Vespa portavoce della mafia’.

L’ennesima protesta dopo l’intervista di ieri sera a Porta a Porta con il figlio di Totò Riina. La scritta si trova sui muri della sede della Tv pubblica in via Passo Gravina. La foto è stata pubblicata dalla Sicilia Web.

Intanto montano le polemiche sull’intervista. “Io penso che il servizio pubblico non debba avere limiti all’informazione, ma deve imporre un diverso grado di responsabilità e di serietà. Non si può banalizzare la mafia, non si ci si deve prestare a operazioni commerciali e culturali di questo tipo, e una puntata riparatoria non giustifica, anzi sembra mettere sullo stesso piano il punto di vista della mafia e quello dello Stato” Lo afferma il presidente del Senato Pietro Grasso intervenendo alla Luiss in merito all’intervista di Salvo Riina a Porta a Porta.

“Quando sono andato alla Rai la liberatoria me l’hanno fatta firmare sempre prima, anche quando abbiamo fatto delle registrazioni. Ho sentito che lui ha firmato dopo aver visto il filmato” segno del “grande rispetto anche da parte della Rai. Forse aveva timore che gli fosse sfuggito qualcosa di compromettente?”.

Lo afferma il presidente del Senato Pietro Grasso intervenendo all’università Luiss Guido Carli al convegno ‘Lotta alle mafie: ieri, oggi, domani’ in merito al fatto – raccontato dall’editore del libro di Salvo Riina – secondo il quale il figlio di Totò Riina ha firmato la liberatoria alla sua intervista a Porta a Porta dopo averla vista e ascoltata.

Intanto il portale di e-democracy change.org ha lanciato una petizione per fermare la storica trasmissione di Rai Uno che proprio qualche settimana fa ha festeggiato 20 anni.

Fra i commenti più significativi postati dai sottoscrittori della petizione c’è anche quello di Fabrizio, figlio dell’avvocato Serafino Famà, ucciso dalla mafia a Catania nel 1995, che chiede “le dimissioni di Bruno Vespa e la sua interdizione dalla Televisione Pubblica di Stato. È oltraggioso nei confronti del sangue versato da mio padre, da Falcone, da Borsellino, da Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e da tutte le vittime delle stragi mafiose”.

(foto da la Sicilia web)