La Polizia di Stato di Catania questa notte ha eseguito una ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 5 persone. I 5 indagati devono rispondere, a vario titolo, dei reati di rissa e lesioni personali, aggravate dall’uso di armi, detenzione e porto in luogo pubblico di più armi comuni da sparo. Tra le accuse mosse dalla procura etnea anche i maltrattamenti in famiglia e il danneggiamento di cose esposte alla pubblica fede.
I fermati che vanno in carcere sono Sebastiano Miano, 28 anni; Giuseppe Santo Patanè, 26 anni; Salvatore Danilo Napoli, 20 anni; Gabriele Gagliano, 19 anni; Gaetano Salici, 19 anni.
Gli arresti arrivano dopo le indagini della Procura, svolte dalla Squadra Mobile dopo i fatti avvenuti il 21 aprile 2022, in una discoteca del centro cittadino. Avvenne una violentissima rissa che coinvolse numerose persone, poi degenerata in una sparatoria in strada.
Gli investigatori sono riusciti a stabilire che dalla sparatoria vennero fuori almeno due feriti, raggiunti da colpi di arma da fuoco: un maggiorenne e un minorenne. Vennero trovati anche alcuni bossoli nelle adiacenze del luogo della sparatoria. Erano almeno 2 pistole: una di calibro 7,65 e l’altra calibro 40. Grazie all’analisi dele videocamere è stato possibile ricostruire che una pistola sarebbe stata in mano a Patanè che avrebbe ferito Salici.
Le indagini hanno permesso di ricostruire le cause che scatenarono la rissa e la sparatoria nata da alcune frizioni avvenute la notte tra il 16 e il 17 aprile 2022, all’interno della discoteca quando alcuni giovani, da ritenersi vicini al clan “Mazzei”, avrebbero impedito a un noto cantante neo-melodico catanese di esibirsi insieme ad un trapper che, per rendere più interessante lo spettacolo, ne aveva richiesto la presenza sul palco. Nella concitazione, il neomelodico avrebbe pure spinto la fidanzata di uno dei ragazzi contigui ai “Carcagnusi”. La discussione avrebbe avuto epilogo il 21 aprile quando scatto la vendetta.
Un gruppo di giovani, raccolti attorno alla figura di Sebastiano Miano e appartenenti ad una frangia avversa, da ritenersi contigua al clan dei “Cappello-Bonaccorsi”, hanno attuato una sorta di controffensiva ai danni della fazione che aveva impedito, la settimana precedente, l’esibizione canora. Ne scaturiva, pertanto, un vero e proprio raid con l’uso di più armi.