“Sussistendo dubbi sulla legittimità ad agire del Comune di Noto… non sussistendo ‘periculum in mora’… non sussistono i presupposti per l’accoglimento dell’istanza cautelare”.
Lo scrive in una ordinanza che segue la camera di consiglio del 7 novembre (ordinanza pubblicata oggi) il Tar di Catania che respinge, così, il ricorso contro le autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi nell’area del ‘Fiume Tellaro’ rilasciata dalla Regione siciliana.
Il ricorso in questione era stato presentato dal Comune di Noto che chiedeva l’annullamento del decreto 5 luglio 2019 pubblicato in gazzetta della Regione il 2 agosto successivo che ha definito ‘in via preliminare l’iter procedimentale dell’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi denominata Fiume Tellaro”. Di fatto il decreto che permette la ricerca non è stato sospeso anche se il Tar si pronuncerà nel merito in una successiva udienza.
Va, dunque, alla Regione siciliana il primo round di una battaglia che si preannuncia lunga.
Il Comune di Noto aveva presentato ricorso contro la Regione ma anche contro l’impresa che eseguirà le ricerche, la Maureletprom Italia ex Phanter. La Regione si era costituita in giudizio con l’avvocatura distrettuale di Catania. In giudizio anche l’impresa e, separatamente, anche i dipendenti della stessa impresa e dell’indotto che temono per il loro posto di lavoro in caso di revoca delle autorizzazioni.
Il Comune chiedeva l’annullamento previa sospensiva proprio dell’iter autorizzativo. Per il Tar non ci sono le condizioni per una ordinanza sospensiva per vari motivi. Innazitutto ci sono dubbi circa la legittimità del ricorso del Comune di Noto. Le ricerche, infatti, saranno eseguite al di fuori del territorio di quel Comune proprio perchè Noto aveva espresso la propria contrarietà e la Regione ha scelto di limitare l’autorizzazione ai territori che ricadono in Comuni che non si sono detti contrari.
Ma l’elemento più significativo è l’assenza di ‘periculum in mora’ ovvero di rischi imminenti che consiglino la sospensiva. Il Tar non entra nel merito ma un ruolo ha giocato il tipo di autorizzazione. Le ricerche di idrocarburi, infatti, non saranno eseguite con trivelle e trivellazioni e neanche con microcariche esplosive ma con un più moderno sistema ‘sismico’ non invasivo che non modifica il territorio. In pratica l’area di ricerca sarà colpita con un grande maglio che rilascia vibrazioni. I dati rilevati dai sismografi permettono ai tecnici di verificare la presenza o meno di sacche di idrocarburi e la relativa ampiezza e profondità.
La battaglia legale, comunque, è appena iniziata visto che la scorsa settimana è stato presentato un altro ricorso da parte delle associazione ambientaliste e comunque ci sarà da affrontare l’udienza di merito anche di questo procedimento.
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