Un’ondata di danneggiamenti ha colpito la città di Bronte tra la fine dello scorso anno e l’inizio di gennaio, con ben 11 parchimetri fatti esplodere in diverse zone del centro. A seguito di accurate indagini, i Carabinieri della Compagnia di Randazzo hanno individuato e denunciato a piede libero tre giovani del posto, ritenuti responsabili del reato di danneggiamento aggravato in concorso.

Indagini basate su videosorveglianza e testimonianze

L’indagine, avviata dopo i primi episodi, si è concentrata sull’analisi delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza presenti nelle vie del centro, seppur molte di queste risultassero non funzionanti o con un campo visivo limitato. Fondamentale si è rivelata la raccolta di testimonianze da parte dei cittadini che, loro malgrado, si sono trovati ad assistere agli atti vandalici.

L’identificazione dei sospettati

La conoscenza del tessuto sociale e criminale locale da parte dei militari della Stazione di Bronte e del Nucleo Radiomobile di Randazzo ha permesso di restringere il cerchio dei sospettati a tre giovani brontesi: un minorenne di 16 anni e due maggiorenni di 22 e 28 anni, quest’ultimo già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti.

Lìanalisi dei filmati di videosorveglianza

Nonostante i volti dei giovani fossero coperti da cappucci durante i raid vandalici, l’analisi di alcuni fotogrammi si è rivelata preziosa. In un video, si vedono due dei tre ragazzi aggirarsi con fare sospetto tra i vicoli del centro storico, fino a raggiungere un parchimetro in Corso Umberto. Mentre uno faceva da palo, l’altro posizionava un ordigno esplosivo artigianale alla base della colonnina, per poi darsi alla fuga con il complice poco prima della deflagrazione.

La ricerca sui social

I Carabinieri, insospettiti dalla fisionomia dei due giovani ripresi dalle telecamere, hanno avviato una ricerca sui social, scoprendo tre profili i cui titolari presentavano una forte somiglianza con i “bombaroli”.

Perquisizioni domiciliari

La successiva perquisizione domiciliare a carico dei tre sospettati ha confermato i sospetti degli inquirenti. Presso le abitazioni dei giovani sono stati rinvenuti abiti identici a quelli indossati durante gli atti vandalici. A casa del minorenne, inoltre, sono stati trovati diversi tipi di fuochi artificiali di libera vendita, elemento che ha rafforzato l’ipotesi investigativa, dimostrando la dimestichezza dei giovani con materiale pirotecnico.

Analisi del cellulare e conferma delle accuse

La svolta definitiva è arrivata dall’analisi del cellulare del minorenne, effettuata con il supporto dell’unità Cyber Investigation del Nucleo Investigativo di Catania. Le conversazioni estratte dalle chat hanno incastrato i tre giovani, confermando che i due più giovani avevano acquistato il materiale esplosivo dal 28enne, contrattando il prezzo con quest’ultimo. I tre giovani dovranno ora rispondere del reato di danneggiamento aggravato in concorso dinanzi ai giudici del Tribunale di Catania.