Sono 14 le persone arrestate per associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi immessi nel mercato nazionale in evasione d’imposta (Accise e IVA), utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, falso ideologico, frode in commercio e turbata libertà del commercio. Per 15 indagati è stato disposto l’obbligo di firma.
Secondo i finanzieri, a rivestire il ruolo di promotore e organizzatore erano Sergio Leonardi, il “Capo”, gestore di fatto di un distributore stradale di Catania e principale artefice dell’opera di “convenzionamento” dei distributori ossia di ricerca sul mercato di operatori commerciali compiacenti, che si avvaleva della collaborazione di Eugenio Barbarino (titolare della Petrol Service di Catania), Alessandro Primo Tirendi (Titolare della Tiroil Srl di Catania) e Damiano Sciuto (cognato di Leonardi e gestore “formale” di distributori stradali) per la realizzazione del secondo sistema di frode anche ricorrendo alla società cartiera campana “Gisape” amministrata effettivamente da Giuseppe Savino.
Giuseppe Forte, un pensionato catanese, era il “broker” nel settore del “gasolio agevolato” che operando, tra l’altro, con l’ausilio del figlio Salvatore (addetto alla terza fase di distribuzione e commercializzazione) si occupava delle forniture di carburante agricolo e della successiva cessione a clienti complici generalmente rappresentati da autotrasportatori.
Nei confronti di altri 15 indagati è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione, tra questi vi è anche una figura di spessore criminale: Salvatore Messina – ritenuto dagli investigatori – organico al Clan “Cappello”, attualmente in carcere a Caltanisetta per mafia.
Messina era particolarmente attivo nella distrazione dagli usi consentiti del gasolio agricolo e nella ricerca di illeciti canali di approvviggionamento del carburante.
L’indagine, nell’ambito della quale risultano indagate circa 100 persone, ha consentito di ricostruire una rilevante frode fiscale non limitata alle sole imposte (Iva e Accise) gravanti sul carburante contrabbandato.
A completare il circuito criminale interveniva Francesco Tomarchio, all’epoca dei fatti dipendente di un’azienda che si occupava della manutenzione di impianti, esperto nella manomissione del contalitri delle colonnine dei distributori di carburante: la contraffazione dei contatori si rivelava essenziale sia per eludere i controlli fiscali sulle giacenze di carburante sia per aggirare le ispezioni delle stesse società petrolifere in quanto, proprio attraverso l’aggiustamento del contalitri, il prodotto di “contrabbando” erogato non veniva contabilizzato, perdendosi così ogni traccia del suo passaggio.
L’elevato volume di prodotto contrabbandato in frode, stimabile in oltre 1.200.000 litri, lascia appena comprendere l’entità del danno provocato ai commercianti onesti dello specifico settore effetto della sleale concorrenza praticata dagli indagati, in beffa agli ignari consumatori che pagavano a “prezzo pieno” il carburante di contrabbando, e alle compagnie petrolifere all’oscuro del passaggio “sotto traccia”, attraverso loro distributori stradali, del prodotto in contrabbando.
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