Emergono nuovi sviluppi sull’indagine per la morte di Vera Schiopu nel Catanese, mascherata come suicidio. La presenza di escoriazioni in alcune parti del corpo e di tracce di sangue. E la corda stretta attorno al collo della donna troppo poco resistente per sostenere il peso della vittima che non era appesa a una trave, ma a un punto più basso, con i piedi che sfioravano il pavimento. Sono state le prime incongruenze notate dai carabinieri intervenuti dopo l’allarme lanciato dal fidanzato 33enne della vittima e da un amico 31enne dell’uomo.
La serie di incongruenze
Una morte che i due, secondo le prime accuse, avrebbe voluto far passare come suicidio della 25enne moldava ma sin da subito dalle indagini erano emersi tanti tasselli che non si incastravano. La donna trovata senza vita in un casolare diroccato delle campagne di Sferro, in territorio di Ramacca, nel Catanese. Questi dettagli si sono aggiunti ad altri elementi emersi dal sopralluogo scientifico e dall’ispezione esterna del corpo del medico legale. Ma ci sono anche dissonanze nelle dichiarazioni dei due uomini. Motivi che hanno incanalato l’indagine e inchiesta non più sul suicidio, ma sull’omicidio. E quindi si è arrivati al fermo dei due uomini, entrambi romeni.
Le accuse e l’autopsia
Secondo l’accusa, infatti, quello che gli investigatori avevano di fronte era un femminicidio simulato in un suicidio. Il fermo di polizia giudiziaria per concorso in omicidio è stato disposto ed eseguito dai carabinieri della compagnia di Palagonia e del nucleo investigativo del Reparto operativo del comando provinciale di Catania. La Procura di Caltagirone, che coordina l’inchiesta con il capo facente funzioni Alberto Santisi e il sostituto Alessandro Di Fede, depositerà oggi la richiesta di convalida al gip. Sempre oggi dovrebbero essere conferiti gli incarichi medico legali per eseguire l’autopsia, esame che potrebbe rivelarsi dirimente su dinamica e causa del decesso della 25enne, che potrebbe essere in programma già domani.
La difesa
“Le comunità romena e moldava sono molto integrate tra loro. Ho sentito la moglie di uno dei due indagati che mi ha detto che non c’erano precedenti particolari, nessun segnale. Ma girava la voce che nei mesi scorsi la donna avesse tentato il suicidio, tagliandosi le vene. Una circostanza che, se fosse vera, potrà essere confermata dall’autopsia”. Così l’avvocato Alessandro La Pertosa, del foro di Catania, legale di fiducia dei due romeni fermati dai carabinieri nell’ambito delle indagini per omicidio della 25enne moldava Vera Schiopu, trovata senza vita in un casolare diroccato delle campagne di Sferro, in territorio di Ramaccca, nel Catanese. “Al momento – aggiunge il penalista parlando con l’ANSA – non ho alcun provvedimento, non mi sono stati notificati atti. Sto per entrare nel carcere di Caltagirone per avere informazioni e parlare con i miei assistiti. Poi valuterò le iniziative da adottare”. Il penalista era già il difensore del 31enne romeno amico del suo connazionale 33enne che era il fidanzato della vittima. Sono stati i due chiamare il 112 per segnalare il ritrovamento del corpo della donna dicendo che era stato un suicidio. Il 31enne in passato era stato coinvolto in indagini su furto di gasolio, risalenti a più di quattro anni fa, e anche il fidanzato della Moldava era stato denunciato per minacce legate, pare, allo stesso tipo di reato.
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