Medico siciliano in Canada riscrive la teoria metastatica

Tumori: test li scova in fase precoce| Scoperta clamorosa dell’etneo Arena

Questa è una storia di cuore e scienza. E’ una di quelle vicende che smontano luoghi comuni e fredde alchimie dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che cuore e scienza possono convivere. Anzi riescono a rendere concreti i sogni e le speranze.

E’ la storia di Goffredo Arena, chirurgo e scienziato catanese da 17 anni in Canada, dove lavora come assistant professor of Surgery all’Universita di McGill.

In Nord America il medico etneo dirige un laboratorio di ricerca sui tumori ed i suoi studi sono concentrati sulla teoria delle genometastasi, sulla relazione tra tumori e cellule staminali e riprogrammazione genetica.

Leggi anche

Registri tumori in Sicilia fermi |al palo, tra assenze e anomalie

Due anni fa ha pubblicato uno studio in cui viene dimostrato per la prima volta che la teoria delle genometastasi è applicabile alle cellule umane, aprendo così nuove strade di ricerca legate al processo metastatico.

Dopo anni di studio e notti interminabili al microscopio davanti ai vetrini con le cellule in coltura, Arena e la sua equipe scoprono un affascinante meccanismo alternativo per spiegare come i tumori si propagano e si diffondono in altri organi, ma soprattutto arriva al brevetto di MaterD: uno screening precoce sul cancro attraverso un prelievo del sangue.

Leggi anche

Tumori, ecco la scoperta rivoluzionaria|Da un siciliano test per diagnosi precoce

Ma questa è la scienza e ci arriveremo. Perché la storia di Goffredo Arena e dell’incredibile scoperta che ha fatto è innanzitutto cuore. E comincia da Catania.

“A mia madre, a soli 54 anni, venne diagnosticato un tumore del colon metastatico al fegato – racconta – la sua malattia mi spinse a cercare disperatamente di poter fare qualcosa per lei. Studiai il suo caso, cercando di capire come un caso del genere potesse colpire una persona sana e giovane”.

Purtroppo, però, per mamma Maria Antonietta non ci fu nulla da fare: due mesi dopo la diagnosi se ne andò serenamente.

“La sua morte accese la scintilla che poi divento il fuoco della mia vita – dice Arena -. Ricordo ancora quelle sere passate con mio padre e mio fratello (Vincenzo e Manuel, entrambi medici ndr) a cercare di trovare una spiegazione scientifica non convenzionale ad un evento così devastante”.

Goffredo lascia Catania per il Canada dove consegue il titolo di specialista in chirurgia generale, laparoscopica, epatobiliare e trapianti multi organo: “Perché nasco e sono chirurgo, ma divento scienziato per mantenere una promessa fatta in Sicilia”, afferma.

Già, perché se le giornate canadesi sono scandite da interventi, trapianti di ogni genere ed altre emergenze, è di notte che prende forma la sperimentazione: “Utilizzavo il laboratorio di un mio collega per fare esperimenti – dice oggi Arena – ma non avevo fondi, né potevo permettermi di assumere dei collaboratori”.

La vita, tuttavia, riserva delle sorprese e sul percorso professionale del medico siciliano arriva una paziente: Maria Saputo, una canadese originaria di Montelepre e sorella di quel Lino Saputo che in Nord America ha creato un colosso nel settore caseario.

La signora è affetta dalla stessa patologia che fu letale per la madre di Arena e Goffredo rivive lo stesso calvario, ma rivela a Maria Saputo Monticciolo di quegli ‘studi notturni’ e del sogno di trovare un rimedio che possa aprire nuovi scenari nella lotta al cancro.

Alla paziente piace il piglio di quel ragazzo cresciuto a Catania e innamoratissimo della Sicilia e ne parla al figlio Giuseppe che decide di aiutarlo nelle ricerche.

“Fece arrivare subito una donazione di 20mila dollari all’Università di McGill – racconta oggi Goffredo – e Maria prima di morire fece impegnare il figlio nel proseguire questa sua missione”.

Ad oggi Giuseppe Monticciolo ha messo a disposizione circa 800 mila dollari per perfezionare la sperimentazione: “Io lo facevo per mia madre, lui per la sua – ricorda il dottore Arena –. Mi ha chiesto solo che se un giorno la mia teoria fosse stata riconosciuta, avrei dovuto ricordare anche il sacrificio della sua mamma”.

Con quei fondi Arena assume dei collaboratori e gli esperimenti in laboratorio vanno avanti senza sosta. Notte dopo notte nasce una teoria che mette in discussione quella convenzionale, cioè che le metastasi e, dunque, la propagazione del tumore avvengano attraverso cellule tumorali migranti.

“Ero convinto – afferma Arena – che non fossero cellule a migrare, ma fattori prodotti dal tumore a trasformare cellule bersaglio contenute in altri organi. Questi fattori sconosciuti erano capaci di mutare la cellula che li riceveva in una copia esatta del tumore situato in altri organi. In poche parole questi fattori, per esempio prodotti da un tumore del pancreas, avevano la capacità di trasformare in cellula tumorale pancreatica una cellula epatica o polmonare”.

Non mancano gli scettici ed è “inutile ricordare il sorriso e l’ilarità che suscitava il mio ragionamento nella comunità scientifica”, ricorda il medico siciliano. Ma gli esperimenti continuano ed Arena si imbatte in una pubblicazione degli anni Novanta che supporta la sua idea.

“Era un articolo pubblicato dal chirurgo spagnolo Damian Garcia Olmo – dice – anche lui pensava che le metastasi potessero avvenire per trasferimento di materiale e non attraverso migrazione di cellule: era la genometastasi”.

Goffredo Arena capisce che è sulla buona strada e per la prima volta al mondo dimostra che quella teoria è applicabile alle cellule umane.

I risultati sono pubblicati, ma né lui né Garcia Olmo avevano ancora dimostrato che le cellule esposte a questi fattori presenti nel sangue potessero trasformarsi esattamente nel tumore da cui erano stati prodotti.

“Ottenevamo tumori esponendo le cellule al siero di pazienti ammalati – ricorda – ma i tumori che ottenevamo non erano la copia identica al tumore da cui i pazienti erano affetti”.

La svolta arriva qualche mese fa. “Ho deciso di utilizzare i fibroblasti, le cellule umane più diffuse nel corpo – dice il medico – e ho indotto in loro una mutazione genetica che blocca l’espressione del gene oncosoppressore BRCA1. Ho esposto, quindi, queste cellule al siero di pazienti con tumore del colon e del pancreas e, come ipotizzato dalla teoria, i fibroblasti si sono trasformati in tumori del colon e del pancreas”.

Insomma, la teoria non era più teoria, ma era diventata evidenza scientifica.

Fu durante quelle notti canadesi in laboratorio, quando invece il sole illumina la casa degli Arena ai piedi dell’Etna, che avvenne qualcosa di ‘normalmente’ straordinario.

“Mentre parlavo al telefono con mio padre e controllavo dei risultati mi accorsi – racconta ancora Goffredo – che cellule esposte al siero di un paziente sano erano diventate tumorali. Questo dato mi stupii, perché i fattori tumorali dovevano essere presenti solo in pazienti malati di tumore e non in quelli sani, a meno che uno di loro fosse affetto da un tumore ancora non diagnosticato. Studiai il paziente e scoprii che il tumore c’era! Il paziente non aveva sintomi, la malattia era allo stadio precoce e i marcatori tumorali erano negativi!”

Insomma gli studi di Arena lo portano a comprendere che le cellule adoperate negli esperimenti erano capaci di ‘sentire’ la presenza del tumore anche in fasi precoci.

Ed ecco, quindi, la piattaforma biologica MaterD cioè Metastatic And Transforming Elements Released Discovery platform, E’ chiaro, però, che quel ‘mater’ è un esplicito riferimento alla mamma di Goffredo, Maria Antonietta, ed alla stessa Maria Saputo: due madri siciliane il cui sacrificio ha permesso tutto ciò.

“Questo screening è stato già brevettato, ma deve essere a disposizione dell’umanità. Di tutta l’umanità, perché certe scoperte non possono appartenere solo ai singoli”, aggiunge Arena il quale ha posto come clausola nel brevetto per le aziende interessate che il test sia accessibile a tutti e che debba costare quanto un pacchetto di sigarette.

Certo, prima di vedere il test in circolazione passerà ancora del tempo e serviranno ulteriori approfondimenti, per convalidare i risultati secondo i più rigorosi metodi scientifici, ma il percorso è tracciato.

“Se la nostra generazione potrà sconfiggere il cancro? Credo proprio di sì – conclude il dottore Arena – forse entro i prossimi vent’anni, ma serviranno tante ricerche, tanta passione ed il contributo di tutti”.

Un approfondimento relativo agli studi di Goffredo Arena sarà pubblicato nei prossimi giorni sulla rivista scientifica Journal of Experimental & Clinical Cancer Reserch

Leggi anche

La scoperta del test ‘miracoloso’ fatta da un cervello in fuga

Leggi l'articolo completo