C’era anche una ragazza particolarmente vulnerabile, perché affetta da un grave handicap, costretta a prostituirsi dall’organizzazione sgominata dalla polizia di Catania che ‘reclutava’ e poi teneva in schiavitù giovani donne in Albania. E’ stata individuata dalla squadra mobile della questura etnea in casa del promotore del sodalizio, Emil Milanov, 49 anni, che è tra gli otto arrestati. Dopo essere stata sentita da magistrati della Dda di Catania, con la collaborazione di un ente anti-tratta, è stata posta in una struttura protetta per vittime di tratta.
Le dichiarazioni della vittima
Dalle sue dichiarazioni, ricostruisce la Procura, “è emerso un quadro drammatico”. “La ragazza – è spiegato dalla Dda – era maltrattata dall’intero sodalizio, che, approfittando dell’estrema vulnerabilità, dovuta alla sua condizione di donna, straniera e affetta da un grave e limitante handicap”. Il gruppo “la costringeva non solo a prostituirsi, ma anche a svolgere mansioni domestiche, cucinare, svegliandola in alcuni casi in piena notte e vessandola con violenze fisiche e verbali indescrivibili”.
Un’organizzazione vera e propria
Con le indagini della polizia, secondo la Procura di Catania, “è stato possibile dimostrare che l’organizzazione criminale, capeggiata dalla coppia Emil Milanov e Milena Milanova, ha previsto una precisa assegnazioni di ruoli e compiti, attraverso il contributo e la collaborazione operativa di italiani e bulgari, con mansioni di controllo e di accompagnamento delle vittime” sul luogo in cui erano costrette a prostituirsi.
Le donne considerate “spazzatura”
L’operazione, spiega la Dda, è stata denominata ‘Bokluk’, spazzatura in lingua bulgara, perché gli indagati erano soliti apostrofare con tale espressione le donne sottoposte al loro ‘dominio’. La polizia ha condotto in carcere quattro persone (tre albanesi e un italiano e non quattro albanesi come si era appreso in un primo momento): Emil Milanov, di 49 anni, Milena Milanova, di 31, Maria ‘Zina’ Kozarova, di 27, e Massimo Corrado, di 33. Sono stati posti agli arresti domiciliari: Francesco Barbera, di 40 anni, Giuseppe Caruso, di 35, Alessandro Santo Coco, di 31, e Elena Angelova, di 33. Un 73enne è stato sottoposto all’obbligo di dimora a Catania
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