Altri due ricercati finiscono in manette nell’ambito dell’operazione del traffico di migranti e di prostituzione scoperto nell’agosto scorso tra la Sicilia e il Nord Italia. La polizia, su delega della Procura e in base alle disposizioni del Gip di Catania, ha arrestato i ricercati Fode Berthe, 29 anni, e Ibrahim Keita di 26 anni, entrambi Ivoriani e residenti a Genova. Ci sono poi altre tre misure in carcere: Mamadi Diallo, ivoriano di 24 anni, Ousman Keita, guineano di 31 anni, e Alfousseni Sanogo, ivoriano di 24 anni.
Le accuse
Ad operare la squadra mobile di Catania, con la collaborazione dei colleghi di Genova. Si tratta della prosecuzione dell’operazione dell’agosto scorso “Landayà” e dei 25 stranieri destinatari dell’ordinanza altri 7 sono ancora ricercati. Potrebbero trovarsi all’estero. Ad essere stata smantellata un’organizzazione dedita al traffico di migranti tra la Sicilia e il Nord Italia. La polizia ha eseguito ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del tribunale di Catania. In particolare l’organizzazione aveva ramificazioni che partivano dalla Sicilia e arrivavano poi tra Liguria, Lombardia, Piemonte e Lazio. Per tutti l’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’operazione è stata coordinata dalla Dda di Catania.
Il sistema
L’organizzazione, composta da guineani, ivoriani e maliani, si occupava in cambio di denaro di organizzare ai migranti il viaggio dal loro Paese d’origine. Quindi arrivavano sino ai territori dell’Unione europea, in special modo la Francia. Le indagini scattarono in seguito al coinvolgimento di una minorenne straniera non accompagnata, arrivata il 25 gennaio del 2021 nel porto di Augusta, nel Siracusano. Riuscì ad arrivare in Francia seguendo le indicazioni di una donna che si trovava in Libia. Questa donna raccontò di essere la sorella di uno dei componenti di questa organizzazione. Secondo quanto accertato le migranti di sesso femminile, in alcuni casi, pagavano non solo con soldi ma anche con prestazioni sessuali.
Il “pacchetto completo”
L’organizzazione garantiva il servizio completo, che partiva dalla vera e propria “presa in carico”. Non c’era solo il materiale trasporto ma anche la fornitura eventuale di documenti falsi, anche di tipo sanitario quali falsi green pass, falsi esiti del test Covid-19 e patenti di guida. Il pagamento di somme di danaro era variabile a seconda della natura degli accordi e della tranche di viaggio da eseguire. Oscillava da almeno 200 euro per il mero passaggio dei confini sino a 1.200 per fasi di viaggio più ampie. Gli investigatori hanno seguito il flusso finanziario, laddove possibile perché molte operazioni sarebbero state fatte in contanti. Soltanto con carte postepay tracciate operazioni per un ammontare di 800 mila euro.
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