Ritorna in carcere il boss Francesco La Rocca, 82 anni, storico capo dell‘omonimo clan di Caltagirone legato a Cosa nostra e alla ‘famiglia’ Santapaola.
Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Milano che ha revocato gli arresti domiciliari che gli erano stati concessi nei mesi scorsi per motivi di salute, aggravati dall’emergenza Coronavirus.
La Rocca era stato trasferito dal carcere di Opera nella sua abitazione a San Michele di Ganzaria. Il provvedimento di revoca dei domiciliari è stato eseguito da carabinieri della compagnia di Caltagirone.
Il boss è stato condotto nel reparto medico protetto dell’ospedale Cannizzaro di Catania.
La concessione dei domiciliari a La Rocca, nel mese di aprile, aveva suscitato molte polemiche così come la scarcerazione di diversi esponenti di Cosa nostra.
Tra gli omicidi che gli sono stati attribuiti anche quello del figlio del capomafia di Agrigento Giuseppe Di Bella, ordinato dallo stesso padre che temeva che il giovane si pentisse. Eppure, malgrado una condanna all’ergastolo, al capo della famiglia mafiosa di Caltagirone, alleato storico dei corleonesi, “punciutu” (affiliato) nel lontano 1956, ed arrestato nel 2005 dopo una lunga latitanza, erano stati concessi i domiciliari.
Ieri a Palermo, invece, è tornato in carcere Totuccio Milano, “cassiere” della famiglia mafiosa di Porta Nuova, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di una società di Palermo che ha pagato per 20 anni considerando il pizzo un costo d’impresa. I finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno dato esecuzione all’ordinanza del Tribunale per il Riesame.
I fatti oggetto delle contestazioni risalgono agli anni 2016 e 2017, quando le indagini dei finanzieri del Gico consentirono di accertare il ruolo attivo di Salvatore Milano in merito ad una richiesta estorsiva commessa nei confronti di una nota attività commerciale del centro storico cittadino.
Nell’ambito dello stesso procedimento, a maggio del 2018, erano già stati arrestati per altre vicende estorsive Luigi Salerno e Giuseppe Bosco.
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