Prosegue senza sosta la lotta contro i reati ambientali da parte del comando provinciale di Catania, nel cui ambito, a Randazzo, un altro trasportatore di rifiuti non autorizzato è stato denunciato.
In particolare in un territorio come quello randazzese, che si estende fino alle pendici dell’Etna ed è caratterizzato dalla presenza di ben tre parchi regionali tutelati da specifiche norme di settore volte a tutelarne l’integrità, l’impatto inquinante causato da una gestione inadeguata di rifiuti, classificati come pericolosi, assume una assoluta rilevanza; e proprio in tale contesto, i militari dell’aliquota radiomobile locale hanno deferito in stato di libertà un 29enne di Adrano, intento a trasportare materiale per il quale è prevista specifica documentazione.
Nel frangente, l’uomo era alla guida di un autocarro con il cassone ricolmo di rifiuti di diverso tipo e stava attraversando il centro del paese, quando è stato fermato dai Carabinieri per un controllo, durante il quale ha esibito soltanto un formulario per il trasporto di rottami di ferro.
Tuttavia, nel cassone del furgone, i militari dell’Arma hanno immediatamente scorto materiale quanto mai “variegato”: due unità esterne comprese di compressore per condizionatori nonché una unità interna, uno scaldabagno, una cisterna metallica, arrugginita e maleodorante, che peraltro perdeva gasolio, una intera lavatrice, una bomboletta di schiuma poliuretanica, una carriola di metallo completa di ruotino, un press-control per autoclave, un fusto metallico schiacciato, uno pneumatico, una rete metallica, svariate parti di carrozzeria intrise di grasso, alcune biciclette per bambini e altro ancora.
Rifiuti pericolosi e non solo rottami ferrosi, dunque, che sicuramente sarebbero stati smaltiti illecitamente, se i carabinieri non fossero intervenuti, sequestrando sia il mezzo che il relativo carico, e segnalando all’autorità giudiziaria l’autista per “attività di gestione di rifiuti diversa da quella autorizzata, formulario di identificazione dei rifiuti mancante o contenente dati incompleti o inesatti, e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”.