Tra il 12 e il 13 agosto, su disposizione della Procura etnea, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di cinque persone che, al fine di agevolare il clan dei “Cursoti Milanesi”, si sono resi responsabili del recente duplice omicidio e dei tentati omicidi avvenuti nel quartiere Librino di Catania.
La rapida attività di indagine ha consentito di ricostruire la causa della sparatoria legata a rancori personali conseguenti a precedenti contrasti insorti tra organizzazioni criminali contrapposte. Due dei cinque fermati, pressati dai Carabinieri, si sono presentati presso il Comando Provinciale di piazza Verga. I particolari dell’operazione verranno comunicati all’esito dell’udienza di convalida del provvedimento.
Hanno portato ai fermi di oggi gli accertamenti ed interrogatori dei carabinieri del Reparto operativo di Catania che indagano sulla sparatoria avvenuta nel popoloso rione Librino in cui sono morte due persone e altre quattro sono rimaste ferite. Le vittime si chiamavano Luciano D’Alessandro, di 48 anni, e Vincenzo Scalia, di 29.
I feriti hanno 26, 31, 56, e 40 anni. Le indagini puntavano proprio sulla criminalità organizzata e in particolare sul ricco mercato della droga e sono seguite dal sostituto procuratore della Dda Alessandro Sorrentino e coordinate dall’aggiunto Ignazio Fonzo, che dirige il pool di magistrato che si occupa di diversi clan etnei, compresi i gruppi Cappello e Bonaccorsi che gestiscono diverse ‘piazze di spaccio’ a Catania.
Tra gli elementi al vaglio dei carabinieri del comando provinciale di Catania e la Dda etnea anche il ferimento a un polpaccio con un colpo di arma mattina di un giovane che è stato medicato in un pronto soccorso del capoluogo: gli investigatori stanno cercando di capire se esista un collegamento tra il ‘gambizzato’ e la sparatoria di Librino.