Alle prime ore di questa mattina, su delega della Dda di Catania oltre 50 militari del comando compagnia carabinieri di Giarre, supportati dai reparti specializzati dell’Arma hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal gip del Tribunale di Catania nei confronti di quattro persone indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e per acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Le indagini avrebbero consentito di disarticolare un gruppo criminale dedito alla gestione di una redditizia piazza di spaccio nel quartiere Jungo di Giarre. L’operazione è stata denominata ‘Tigre reale’.
L’associazione criminale
Avvisi di conclusione indagini preliminari saranno notificati ad altre 20 persone nei confronti delle quali, pur essendo stata riconosciuta la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, non sono state emesse misure cautelari personali per assenza di esigenze cautelari. Al vertice dell’associazione criminale, i pluripregiudicati Maurizio Viscuso e Stefano Mario Sciacca, quest’ultimo incaricato anche di essere il “cassiere” designato. Un vero e proprio supermercato della droga protetto da misure di sicurezza volte a prevenire i blitz delle forze dell’ordine grazie all’installazione di telecamere e la “fortificazione” della piazza con cancelli, grate in ferro e porte blindate.
Tutto in famiglia
Un’attività a conduzione familiare, in cui erano coinvolti anche i figli di Maurizio Viscuso, Salvatore e Giuseppe, e la moglie Rosa Arcidiacono. In particolare Giuseppe Viscuso si sarebbe occupato dell’attività di spaccio e del recupero crediti relativo ad alcune consegne di stupefacente, mentre il fratello Salvatore, avrebbe accompagnato il padre nelle trasferte per il carico dello stupefacente sia nel territorio giarrese che nel capoluogo catanese, contrattando insieme a lui il prezzo del quantitativo di droga approvvigionato. Alla moglie Rosa Arcidiacono invece spettava la gestione della rete delle vedette: la donna avrebbe fornito direttive ben specifiche su come effettuare l’attività di vigilanza e sulle precauzioni da adottare in caso di presenza delle forze dell’ordine.
I rapporti con il clan
Le indagini hanno anche svelato come la famiglia Viscuso avesse il benestare da parte del clan mafioso Laudani di Piedimonte, in particolare Maurizio Viscuso avrebbe avuto stretti rapporti di frequentazione con Antonio Di Mauro, figlio di Paolo detto “u prufissuri”. In un episodio in particolare Viscuso avrebbe chiesto l’intervento del clan in occasione del suo ferimento dopo una lite per motivi estranei al mondo della droga. In un’altra occasione sarebbe stato lo stesso Di Mauro a chiedere a Maurizio Viscuso di fare da tramite con un uomo, noto spacciatore, verosimilmente per l’acquisto di una partita di sostanza stupefacente.
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