Beni per 25 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Catania a Rosario D’Agosta, 66 anni, indicato come esponente vicino alla Stidda prima e contiguo a Cosa nostra poi, ritenuto il monopolista nel Vittoriese fin dagli anni Novanta della gestione della commercializzazione e installazione degli apparecchi da gioco “truccati”.
Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Catania su richiesta della Procura distrettuale etnea. Riguarda 58 unità immobiliari (appartamenti, garage, magazzini, attività commerciali e terreni) nel Ragusano, compresa una villetta sul mare a Scoglitti; tre appartamenti e tre garage in provincia di Varese, tra Caravate e Cocquio-Trevisago; quattro autovetture.
La contiguità di D’Agosta a Cosa nostra emerge dalla vicenda che lo ha visto condannato in primo grado, nel 2015, a 5 anni di reclusione per le lesioni (inizialmente qualificate come tentato omicidio) procurate nel 2009 a un appartenente alla Stidda. I fatti sarebbero avvenuti in un momento di tensione tra le due organizzazioni criminali contrapposte, con D’Agosta che avrebbe sparato diversi colpi di pistola contro la vittima prima di essere bloccato da altri presenti.
Inoltre il Tribunale di Catania, con sentenza del novembre 2016, lo ha condannato a 6 mesi di reclusione per minaccia aggravata dal metodo mafioso per avere, nel 2014, minacciato un collaboratore di giustizia (“Fermati che te la devo far pagare… ti devo uccidere”).
Indagini su di lui hanno portato al sequestro di numerosissime “macchinette” illegali con conseguente revoca delle licenze per la gestione degli apparecchi da gioco. Tuttavia, sostiene l’accusa, D’Agosta avrebbe continuato a permanere nel settore attraverso la creazione di società le cui quote, ritiene la Procura distrettuale di Catania, venivano affidate a familiari per evitare l’applicazione delle misure di prevenzione antimafia.