Tutte le liste della Dc di Totò Cuffaro, la Democrazia Cristiana, sono state ammesse e validate in provincia di Catania per le prossime amministrative del 28 e 29 maggio. Questo ha stabilito la commissione elettorale presieduta dal vice prefetto Rosaria Giuffrè, deputata alla prima valutazione sulla regolarità delle liste e candidature presentate. La rappresentante del governo ha ritirato, con apposite delibere, la ricusazione del simbolo delle liste presentate per i Comuni di Acireale ed Aci Sant’Antonio dalla “nuova” Democrazia Cristiana fondata da Totò Cuffaro.
Le delibere, de facto, riconoscono in toto la piena titolarità, nonché il pieno diritto di utilizzo, sia del simbolo che della dicitura “Democrazia Cristiana”. Il partito è già presente, con proprio gruppo parlamentare, all’Assemblea Regionale Siciliana.
Il reclamo e l’istanza di riesame in autotutela venne presentata già il 6 maggio scorso dagli avvocati della Dc. I legali hanno spiegato e allegato ampia documentazione a riprova della titolarità del simbolo. Prodotte anche le sentenze passate in giudicato che riconoscono la piena e l’unica titolarità del simbolo.
Tutto comincia dalla commissione elettorale circondariale di Acireale che ha inizialmente ricusato il “contrassegno della lista “Democrazia Cristiana”. Sostenendo che tale contrassegno sarebbe “facilmente confondibile con quello notoriamente usato dal partito nazionale “Democrazia Cristiana”. La Dc di Cuffaro, difesa dagli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, ha proposto reclamo contro la ricusazione del simbolo. Nel reclamo i legali hanno evidenziato che, nel caso di specie, nessuna confusione potesse insorgere in capo agli elettori. Il simbolo utilizzato, infatti, è perfettamente identificabile con la formazione politica di cui è neo segretario nazionale Totò Cuffaro.
Secondo la tesi degli avvocati tale partito è riconoscibile dal corpo elettorale, e non confondibile con altre formazioni politiche, avendo già partecipato a numerose consultazioni elettorali. Quali ad esempio l’elezione relativa al sindaco e al consiglio comunale di Palermo e l’elezione per il rinnovo dell’Assemblea Regionale nell’autunno scorso, superando, in entrambi i casi, la soglia di sbarramento.