Cantieri aperti a Catania dopo il sequestro delle quote societarie e l’affidamento dell’azienda all’amministratore giudiziario Saverio Ruperto. E anche i lavoratori di Palermo, dopo lo stop di alcuni giorni sono ritornati a lavoro.
A decidere la sospensione dello sciopero e ad esprimere “piena fiducia” nell’operato di Ruperto erano stati i lavoratori dell’Anello ferroviario di Palermo che in videoconferenza, ieri, sono stati rassicurati dallo stesso Ruperto “sul proseguimento e completamento dell’opera”.
Ma nonostante le vicende giudiziarie, con l’arresto, lo scorso ottobre, per presunte tangenti e gli appalti truccati all’Anas dei vertici di Tecnis, Mimmo Costanzo e Concetto Lo Bosco (ancora ai domiciliari) e dopo il sequestro di ieri per ‘contatti con la mafia’, la speranza per i lavoratori Tecnis e delle aziende collegate è ancora viva.
“Si apre un nuovo percorso – ribadiscono i segretari di Fenal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Ignazio Baudo, Antonio Cirivello e Francesco Piastra – dal quale ci aspettiamo la continuità produttiva del cantiere e la soluzione rispetto al problema delle spettanze arretrate. C’è la necessità di un confronto a un tavolo in Prefettura con l’amministratore giudiziario e con Rfi”.”
Venerdì, è fissato a Roma, al Mise, un incontro per affrontare i problemi legati a tutti i cantieri Tecnis e con la speranza di nuovi e positivi scenari il futuro dell’azienda.
Con il provvedimento del Tribunale di Catania, ieri, sono finiti in amministrazione giudiziaria, con il sequestro di quote ed azioni per oltre un miliardo e mezzo di euro, le società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl.
Sono le tre importanti aziende degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice. La Procura di Catania ha chiesto l’applicazione della legge antimafia perché le imprese, che operano nel settore della realizzazione di grandi opere in Italia e all’estero, sono ritenute dall’accusa “asservite alla famiglia catanese di cosa nostra”.
Le indagini, rinforzate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da quelle degli stessi imprenditori, avrebbero dimostrato come Tecnis abbia subito “coartazioni nel libero svolgimento delle attività imprenditoriali”. E con la sua azione, ritiene l’accusa, oltre a “rimpinguare le casse” dell’organizzazione mafiosa, avrebbe consentito a suoi esponenti apicali di “governare in qualche modo l’indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa” e di “accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche”.
Le indagini hanno ricostruito ‘messe a posto’ per i cantieri con la ‘famiglia’ Santapaola e il clan di ‘Picanello’ a Catania. Anche il pagamento di oltre 2,5 milioni di euro ad un fratello del boss Enzo Aiello per la cessione di un terreno sul quale si ipotizzava la costruzione di un carcere. La struttura non fu realizzata e la Tecnis non ha riavuto né i soldi né la proprietà del terreno.
La società era stata cercata anche da Salvatore Lo Piccolo per l’appalto della metropolitana di Palermo. E lo stesso reggente del mandamento di San Lorenzo è stato trovato in possesso di un ‘pizzino’ con rifermenti alla Cogip. Sub appalti della Statale 118, la Corleonese-Agrigentina, erano stati affidati alla famiglia Aloisio, vicina al capomafia Bernardo Provenzano.