Una bomboletta di gas che due detenuti stavano usando per cucinare ha preso fuoco generando il panico in una cella del carcere di Giarre (Ct) ma l’intervento di alcuni agenti che hanno spento le fiamme ha scongiurato più gravi conseguenze.
La vicenda è accaduta ieri pomeriggio ma è stato reso noto solamente questa mattina dal segretario nazionale per la Sicilia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe Lillo Navarra, secondo cui “non fosse stato per l’immediato tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari, poteva accadere l’irreparabile”. Navarra parla di “grande senso di responsabilità, coraggio e professionalità” degli agenti di Polizia Penitenziaria, che inoltre, anche se medicati, hanno rinunciato ai giorni di prognosi.
“Solidarietà e parole di apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio” dimostrati di poliziotti penitenziari di Giarre arriva da segretario generale Donato Capece. “La situazione nelle nostre carceri -. sottolinea però capace – resta allarmante e la realtà è che i nostri poliziotti continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione. Ed è proprio solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto”.
Nei mesi scorsi tutta la preoccupazione dei poliziotti per rivolte e proteste, poi diventate realtà. “Nelle carceri, in Sicilia la polizia penitenziaria non viene tutelata è per questo che dichiariamo la stato di agitazione, chiedendo il commissariamento del provveditorato regionale amministrazione penitenziaria in Sicilia, e che i Prefetti assumano la regia nella gestione delle strutture carcerarie in tema di emergenza del Covid-19″. Lo affermavano i segretari dei sindacati di categoria. “Le regioni Toscana e Umbria, Campania, Sardegna e Calabria – continuano – si stanno muovendo ad una velocità impressionante per tutelare la salute dei lavoratori della polizia penitenziaria, in Sicilia siamo fermi al palo, infatti il provveditore e il direttore del personale, quasi a volere sminuire le sicure iniziative a salvaguardia dei lavoratori, si affidano ad una indicazione generica del Ministero della Sanità, che ovviamente non tiene conto della peculiarità degli istituti penitenziari, ove nessun parametro è assimilabile alle condizioni esterne”.
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