Nove persone sono state arrestate dalla Guardia di finanza di Catania nell’ambito di un’inchiesta per corruzione sull’esecuzione di lavori di rifacimento delle strade affidati dal locale compartimento dell’Anas, nella sostituzione di barriere incidentate e nella manutenzione delle opere in verde.
Militari del nucleo di Polizia economico finanziaria stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip che ha disposto il carcere per sei persone e i domiciliari per altre tre.
E’ il terzo provvedimento cautelare emesso nell’ambito delle indagini ‘Buche d’oro’ su appalti per milioni di euro e che hanno portato in passato all’emissione di altre 9 misure restrittive.
La prima operazione è scattata al 18 ottobre scorso dopo tre anni di indagini. Quella di oggi è la terza trance dell’inchiesta e dunque il terzo gruppo di arresti. Lo scandalo esplode già un mese prima dell’operazione. Il 20 settembre, i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria avevano sorpreso un imprenditore mentre consegnava una mazzetta da diecimila euro a due funzionari, all’interno degli uffici dell’Anas, i soldi erano anche per il loro dirigente.
Dopo essere finiti in manette, hanno subito confessato. A casa del dirigente c’erano 18.200 euro in contanti avvolti nella carta stagnola, nascosti nel guardaroba griffato. Così è emersa l’ultima Tangentopoli di Catania attorno alle strade statali della Sicilia Orientale.
“Lavori in economia”, li chiamavano nelle intercettazioni eseguite dal Gruppo tutela finanza pubblica. Ma il risparmio non era per le tasche del cittadino. Il “risparmio” del 20 per cento sull’importo dei lavori era per la spartizione. Risparmio dei lavori di scarificazione, risparmio delle spese di trasferimento del materiale in discarica. Quello che non veniva speso, si divideva secondo un rigido manuale della mazzetta: due terzi all’azienda, un terzo ai funzionari corrotti. Ecco perché le buche erano d’oro. In Sicilia, una buca è per sempre.
L’Anas sospese subito i dipendenti arrestati e annunciò, inoltre c verifiche a tappeto sui lavori e sulle imprese e collaborazione con la Guardia di Finanza e con i magistrati ma anche richieste di risarcimento dei danni all’immagine della società.