La recente aggressione al medico di turno in servizio la sera del primo gennaio al pronto soccorso del Vittorio Emanuele di Catania è solo l’ultima in ordine di tempo. L’ennesimo episodio grave che punta l’attenzione sulla mancanza di sicurezza negli ospedali.

E mentre continuano le indagini della polizia di Catania che per l’aggressione ha arrestato Mauro Cappadonna (che resta ai domiciliari) e denunciato quattro persone, a segnalare i diversi casi è Calogero Coniglio, segretario territoriale e coordinatore nazionale della Fsi-Usae, Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla Confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei.

“L’azienda è al collasso – dice Coniglio – i motivi sono di carattere strutturale, organizzativo, economico e di management. E’ uno scellerato attacco alla salute pubblica sferrato da tutti coloro che governano ed organizzano il servizio sanitario regionale. Si continua a lavorare nell’emergenza e senza sicurezza, nel completo disinteresse della politica e di una direzione generale poco o nulla presente e superficiale nei confronti di denunce e segnalazione da parte dei cittadini”.

“Abbiamo scritto una nota al Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, all’Assessore regionale della Salute Baldo Gucciardi, al Sindaco di Catania Enzo Bianco ed a tutti i lavoratori – continua Coniglio – per porre l’attenzione sulla situazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria ‘Policlinico Vittorio Emanuele’ di Catania”.

“Lavoriamo in un ospedale, in particolare nelle strutture più “antiche”, Vittorio Emanuele, Ferrarotto e S. Bambino che non vedono l’ombra di una ristrutturazione, abbiamo mura piene di crepe, non rinfrescate da decenni tranne in alcuni eccezionali casi, abbiamo impianti che richiedono una rivisitazione globale, ascensori che si bloccano, disagi all’utenza ed agli operatori stessi, che in alcuni casi sono costretti a perdere minuti preziosi per trasferire un paziente, all’interno un presidio, e tra un presidio e l’altro, abbiamo letti per degenza e carrozzine obsoleti che non garantiscono ne il paziente ne il personale sanitario e camere di degenza con più pazienti di quelli che possono contenere”.

E’ l’ennesimo caso, però, di una lunga serie di aggressioni nei pronto soccorso denunciati dalla Fsi-Usae nella città di Catania.

“Sette aggressioni in 4 mesi e un’azienda al collasso – continua Coniglio – il direttore generale dovrebbe rivedere il funzionamento dell’intera organizzazione”. Al pronto soccorso del Vittorio Emanuele il 20 settembre aggredita una dottoressa. Il 5 ottobre, tre aggressioni in un giorno. Il 6 ottobre rissa e botte a infermiere, il 10 ottobre aggredito un medico. La notte di Capodanno picchiato un medico”.

“E’ inconcepibile che, ancora oggi, dopo appelli, denunce, richieste di incontri con i prefetti e comunicati stampa, gli infermieri, medici e tutto il personale sanitario dei pronto soccorso e dei reparti che operano, in prima linea, per la tutela del cittadino, siano oggetto di aggressioni. Ancora una volta ci ritroviamo a raccontare e denunciare episodi in cui colleghi, armati solo di competenza, serietà e professionalità, si scontrano con l’arroganza e la prepotenza di chi conosce solo il linguaggio della violenza”.

“Chiediamo a l’intervento di tutte le istituzioni interessate, e di tutti quelli che hanno preso atto che con un personale sanitario impaurito e sovraccaricato non può essere più garantita l’assistenza, la città non merita questo indegno calpestio del più elementare diritto quale quello della salute”.

Il sindacato chiede al dg Paolo Cantaro di rivedere l’intera organizzazione. “Anche il Direttore Generale è responsabile delle aggressioni – conclude Coniglio – che avvengano al pronto soccorso e in tutti i reparti nei confronti di infermieri, medici e personale sanitario costretti a lavorare senza tutele, a subire le ingerenze dei cittadini costretti a subire a loro volta, le mancate risposte ai bisogni reali dei cittadini da parte dell’Azienda, delle carenze igienico-sanitarie dovuto al sovraffollamento delle stanze di degenza, di non aver provveduto a ridurre le liste di attesa del pronto soccorso”.

 

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