C’è anche chi non soltanto ha visionato i redditi di Antonio Fiumefreddo, tra i 50 dipendenti di Riscossione Sicilia che avrebbero eseguito accessi illegali, ma anche chi “è entrato con codici che permettono di eseguire modifiche alle posizioni”.
Lo ha rivelato l’amministratore unico della società che si è detto “preoccupato da questo perché – ha spiegato – non sappiamo ancora cosa abbiano fatto”. Stesso meccanismo sarebbe stato usato anche per altri esponenti della vita pubblica.
Fiumefreddo ha precisato anche la sua posizione personale con Riscossione Sicilia con la quale aveva un debito di 17mila euro, alcune delle cartelle, però, ha detto di “ricordare di averle pagate”, ma di “non potere aprire un contenzioso con la società”.
“Ho chiesto l’accesso alla rottamazione delle cartelle – ha sottolineato – come qualsiasi cittadino può fare. E come qualsiasi cittadino devo aspettare la decisione sulla rottamazione prima di potere pagare, dopo il 31 luglio”.
Sul ‘dossier’ su di lui che circolerebbe a Riscossione Sicilia, Fiumefreddo è tranciante: “l’attività su di me è diventata parossistica dopo la mia iniziativa di perseguire tutti quelli che non hanno pagato, non solo politici, ma chiunque”.
Una delle nuove linee di intervento è l’accertamento anche su esponenti della criminalità, ma questo, ha chiosato Fiumefreddo, è frutto di indagini e quindi coperto da segreto istruttorio.
Fiumefreddo che “sull’attività di spionaggio fiscale scoperta” ha incontrato la stampa ha segnalato in Procura 50 dipendenti della società che si sarebbero introdotti abusivamente nella sua cartella.
Secondo Fiumefreddo “gli accessi abusivi avrebbero riguardato non solo la sua persona, ma anche quella del governatore Rosario Crocetta, del presidente della commissione Antimafia Nello Musumeci e dei deputati del Movimento 5 stelle”.
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