Così l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, spiega perché “rinuncia formalmente” alla tutela assegnatagli dal Comitato per l’ordine e la sicurezza per rischi legati alla sua attività istituzionale.
“Sono e voglio restare un uomo libero”, come “le migliaia di cittadini che ogni giorno fanno il proprio dovere”, scrive Fiumefreddo in una lettera inviata al prefetto di Catania, Silvana Riccio, e per conoscenza al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro dell’Interno, Marco Minniti, al governatore Rosario Crocetta e al Procuratore Carmelo Zuccaro.
Fiumefreddo ha conosciuto chi lavora nelle scorte e “non me la sento di appesantire il già loro difficile lavoro”.
“Ma – aggiunge – penso, soprattutto, che non sia bene far passare l’idea che fare il proprio dovere, come cittadino e come uomo delle istituzioni, debba avere come conseguenza l’allarme per la tutela della persona”.
Del resto, osserva Fiumefreddo, se c’è chi “pensa di risolvere il problema facendomi del male”, visto che quello che “avevo da dire, fare e scrivere è già a disposizione delle Autorità competenti, un minuto dopo che avessi subito un danno sarà ben chiaro dove andare a cercare responsabili e mandanti”.
“So bene – sottolinea Fiumefreddo – che la controprova è il rischio che possa succedermi qualcosa, ma ho totale fiducia nella altissima capacità della Magistratura di cogliere e recepire quanto va accadendo, anche nella sua evoluzione”.
“Diversamente – conclude Fiumefreddo – mi aggiungerei ai non pochi che solo per motivi di facciata, e che persino da indagati per fatti gravi, mantengono la scorta, a spese del cittadino e nel disprezzo delle priorità di sicurezza delle nostre città”.