Rinviato a giudizio l’assessore regionale Marco Falcone e l’ex vicepresidente della Regione Gaetano Armao per l’inchiesta sugli interporti. Con loro ci sono altri 4 mandati a processo: per quanto rigiuarda la politica figurano l’ex segretario di Forza Italia Giuseppe Li Volti e l’ex deputato regionale Nino D’Asero. Si aggiungono l’ex amministratore della Sis Rosario Torrisi Rigano, la dipendente dell’Interporto Cristina Sangiorgi e il dipendente di Lct, società estranea all’inchiesta, Salvatore Luigi Cozza. Ad emettere il provvedimento di rinvio a giudizio il Gup di Catania Marina Rizza. La notizia è riportata dal quotidiano “La Sicilia” di Catania.
Le contestazioni
Tra i reati ipotizzati l’induzione indebita a dare e promettere utilità. Gli ex vertici regionali avrebbero in qualche modo pressato l’ex amministratore della Sis a revocare il licenziamento della dipendente. Per poi a riconoscergli un avanzamento di carriera all’interno della società. Il processo si aprirà il prossimo 26 settembre davanti alla terza sezione penale del tribunale di Catania. L’unica richiesta di parte civile che è stata ammessa è quella della Sis, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Ivo Russo.
A febbraio la conclusione delle indagini
Il rinvio a giudizio sullo scandalo interporti era nell’aria. Infatti nel febbraio scorso c’era stato l’avviso di conclusione indagine dell’inchiesta su presunti favori a una dipendente della Società interporti siciliana. Venne emesso dalla Procura di Catania nei confronti di sette indagati. Al centro dell’inchiesta le presunte sollecitazioni dell’ex deputato regionale Nino D’Asero, 70 anni, una vita nella politica nel centrodestra e da poco vicino ad Azione, nei confronti di Falcone, Armano e Li Volti per fare pressioni sull’allora amministratore unico della Sis, Rosario Torrisi Rigano, 69 anni, per la revoca del licenziamento di una dipendente, Cristina Sangiorgi, e a nominarla responsabile relazioni esterne della società.
Alla donna inoltre doveva essere garantita “una posizione lavorativa alla stessa gradita” e nei suoi confronti dovevano essere sospese “procedure disciplinari e le sanzioni comminatele per il rifiuto di lavorare in smart working” durante la pandemia da Covid.
Le indagini
Dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Catania, avviate nel settembre del 2019, sarebbe inoltre emerso “un accordo corruttivo intercorso tra Torrisi Rigano e l’imprenditore Luigi Cozza, titolare della Lct Spa, grossa società del settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica e della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo logistico dell’Interporto di Catania”. Secondo l’accusa, “Cozza avrebbe assunto la nuora di Torrisi Rigano e promesso vantaggi futuri all’amministratore» della Sis, che è indagato anche per essersi “appropriato di 2.850 euro dal conto della società”, a cui aveva accesso.
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