Finisce nell’inchiesta ‘Fratellanza’ della Guardia di Finanza di Catania che ha portato all’arresto di sei persone, 11 in totale sono quelle indagate, l’intercettazione che riguarda un capannone da vendere all’asta di proprietà del gran maestro della Gran loggia massonica Federico II di Catania, Sebastiano Cavallaro, finito agli arresti domiciliari.
Rapisarda: Senti, caro, domani ..verso le 11 …. vai alla zona industriale da DOMENICO…..che troverai a MELO … che ti dirà una cosa per un appuntamento per martedì … che tu sai giorno otto quello che c’è …!!!! Cavallaro: “Siii”
Rapisarda: “E martedì c’è una visita … Perciò … per saperti regolare …”
Cavallaro: “Va bene…2
Rapisarda: “Quindi, tu alle 11 vai la …. trovi anche a MELO …”
Cavallaro nella propria auto: “Oggi …CICCIO cosa mi ha voluto dire … che forse giorno 8 c’è qualcuno che deve vedere i capannoni … Dice … c’è MELO che ti aspetta … che ti deve dire una cosa…”.
Secondo la Procura, è stato Cavallaro a pilotare la vendita con la mediazione di Aldo Ercolano.
Gli investigatori hanno anche accertato che la presenza di Sebastiano Cavallaro alle visite dei potenziali acquirenti aveva lo scopo di ‘convincerli’ a non partecipare alla vendita fallimentare fissata per il giorno 8 luglio 2014. Attività che venivano svolte da Cavallaro con la collaborazione di Adamo Tiezzi.
Dagli atti dell’inchiesta che ha messo in evidenza rapporti tra la criminalità mafiosa della famiglia Ercolano, il mondo della massoneria e l’imprenditoria, emerge anche il ruolo significativo di due avvocati e di un funzionario della banca Unicredit (tutti e 3 indagati).
Uno dei legali e il procuratore speciale sono accusati di avere presentato un’offerta con cui si aggiudicava l’asta del capannone ad un costo al ribasso per via delle precedenti gare andate deserte, per poi cedere gli stessi beni, con contratto di leasing alla società ‘Ramental srl’, (che è stata sequestrata) amministrata dalla moglie e dalle figlie di Francesco Rapisarda, ‘Sovrano’ della loggia massonica e imprenditore fallito. In questo modo Rapisarda poteva rientrare in possesso dei beni del fallimento.
L’altro legale è indagato, invece, per estorsione assieme a due esponenti vicini agli Ercolano per il recupero di un credito di mille euro per l’affitto di un appartamento. Per l’avvocato la procura ha ipotizzato il reato di estorsione e per questa ragione ha chiesto al gip la misura cautelare in carcere. Il Gip Santino Mirabella ha invece valutato la contestazione in esercizio arbitrario della propria ragione dinanzi ad un credito reale. Per questa ragione ha respinto l’emissione di ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Lo stesso avvocato è anche indagato per usura per essersi fatto consegnare da un imprenditore in stato di bisogno e dunque impossibilitato a ricorrere a canali di finanziamento bancari o finanziari, come corrispettivo di una prestazione di denaro, interessi che “avuto riguardo alle concrete modalità del fatto e al tasso medio praticato per operazioni similari, risultavano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione in denaro”.
Le sei persone arrestate sono indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti.
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