La Regione Siciliana si è costituita parte civile nel procedimento penale ‘black job’ che si celebra davanti la Terza sezione penale del Tribunale di Catania per presunti casi di corruzione a carico di due dipendenti dell’Ispettorato provinciale del lavoro etneo. Sono il direttore Domenico Tito Amich e la responsabile legale Rosa Maria Trovato, rinviati a giudizio il 20 ottobre 2018 dal Gup Giancarlo Cascino, assieme ad altre otto persone, compreso l’ex deputato regionale Marco Forzese.
I giudici hanno ammesso la richiesta dell’avvocatura dello Stato, per conto dell’assessorato regionale al lavoro, e, accogliendo la richiesta dell’avvocato Giuseppe Lo Faro, che assiste Salvatore Calderaro, estromesso da parte civile il Codacons. Gli altri imputati sono il direttore sanitario dell’Asp di Catania Franco Luca, Ignazio Maugeri, rappresentante legale dell’Enaip, Giovanni Patti, Anna Maria Catanzaro e Giovanni Franceschino. Ha scelto il rito abbreviato Orazio Emmanuele, rappresentante legale di alcuni stabilimenti balneari a Giarre.
Al centro dell’inchiesta la scomparsa di fascicoli, l’annullamento richieste di sanzioni o le rateizzazioni al minino concesse, sostiene la Procura di Catania, in cambio non di soldi, ma di favori: voti dagli imprenditori aiutati, e un soccorso politico alla Regione per ottenere promozioni o assunzioni in strutture pubbliche. Uno dei metodi era, per esempio, fare sparire i fascicoli, come svelano le telecamere nascoste dalle Fiamme gialle che inquadrano Forzese mentre è con Salvatore Calderaro, gestore di una tabaccheria: prelevano l’incartamento dall’Ispettorato e l’esercente lo nasconde sotto il giubbotto.
Il fascicolo è stato trovato poi dalle Fiamme Gialle a casa dell’imprenditore. Dopo le richieste istruttorie il Tribunale ha aggiornato l’udienza al prossimo 2 aprile 2019 per sciogliere la riserva, sentire il primo teste del Pm e nominare i periti per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali.
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