La Crui promuove la giornata “Per una nuova primavera delle Università”: lunedì mattina in tutti gli atenei italiani, si terranno incontri e dibattiti pubblici per riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese. A Catania, nell’ auditorium De Carlo dei Benedettini, a partire dalle 9,30.
Un’assemblea d’Ateneo aperta a tutta la comunità accademica (studenti, docenti e personale tecnico amministrativo), in presenza dei parlamentari siciliani per discutere dei problemi dell’istruzione superiore e per riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese.
L’evento è promosso dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui).
In ognuno degli atenei italiani, statali e non statali, si terranno incontri e dibattiti pubblici e verranno discusse e raccolte idee e proposte da consegnare al Governo in un documento di sintesi unitario redatto dalla stessa Crui. L’hashtag dell’iniziativa è #primaverauniversità.
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A Catania l’appuntamento è per le 9.30, nell’auditorium Giancarlo De Carlo dei Benedettini. Per favorire la partecipazione degli studenti e dei docenti all’assemblea, tutte le lezioni della mattinata saranno sospese dalle 9 alle 12. Inoltre, il rettore Giacomo Pignataro ha invitato i docenti a dedicare un’ora delle loro lezioni (dalle 15 alle 16) a discutere con gli studenti sulle problematiche che saranno al centro della giornata.
La giornata #primaverauniversità nasce dalla consapevolezza della profonda crisi che sta vivendo il sistema italiano dell’Università e dell’alta formazione, che dal 2008 è soggetto a tagli lineari e progressivi delle risorse. Una scelta politica trasversale che, in coincidenza con la drammatica crisi globale e l’adozione di una radicale riforma organizzativa, si è tradotta nella perdita di oltre 10 mila posizioni di ruolo solo tra quelle per docenti e ricercatori, ovvero tagli superiori al 13% del totale quando la media nel settore pubblico è stata ad oggi del 5%.
I tagli continui al fondo di finanziamento ordinario, l’assenza di un convinto investimento pubblico e privato nella ricerca e nell’alta formazione universitaria hanno determinato l’impossibilità di avviare nuovi percorsi di ricerca e di alta formazione, di investire in servizi e attività per gli studenti e nell’internazionalizzazione, di valorizzare il contributo della struttura tecnica e amministrativa.
Ma soprattutto hanno significato l’impossibilità di reclutare studiosi giovani e meritevoli, il congelamento delle carriere e delle opportunità di crescita professionale, una condizione retributiva che disincentiva i migliori a restare e allontana i giovani talenti e gli studiosi stranieri, l’indebolimento del già precario e fragile diritto allo studio che sta riducendo iscritti e laureati.
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