Il presidente del Consiglio Comunale di Catania, Francesca Raciti, è intervenuta con una nota, dopo le dichiarazioni del prefetto di Catania Maria Guia Federico al termine dell’audizione in Commissione nazionale Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, sull’invio di una commissione d’accesso al Comune, dopo le ‘parentele pericolose’ in Consiglio Comunale a Catania.
“Apprendo da notizie giornalistiche delle dichiarazioni rese dal Prefetto dott.ssa Federico davanti la Commissione Nazionale Antimafia in relazione alle attività da Ella svolte a seguito della relazione della Commissione Regionale Antimafia sulle presunte infiltrazioni al Consiglio Comunale di Catania. Preciso che già dal momento in cui la vicenda era emersa, ho ritenuto per ben due volte, nell’ottobre del 2014 prima e successivamente nel febbraio del 2015, di scrivere personalmente, in ragione del mio ruolo di Presidente del Consiglio Comunale di Catania, al Prefetto ed al Procuratore capo di Catania dottor Salvi chiedendo di svolgere indagini approfondite e al contempo celeri per poter permettere al Consiglio Comunale di svolgere la proprio attività serenamente e con legittimazione piena agli occhi della città”.
“Oggi, al netto dello stupore che provo nel leggere il mio nome associato ad elementi dei quali non avevo avuto fino a questo momento nessun riscontro, non essendo stata coinvolta nelle segnalazioni anonime né tantomeno nella relazione della Commissione regionale Antimafia, non posso far altro che confermare le stesse richieste di chiarezza già manifestate precedentemente a difesa dell’onorabilità delle persone e dell’autorevolezza del Consiglio Comunale. Entro brevemente nel merito sulle specifica posizione di mio padre Raciti Carmelo, precisando che solo oggi, per via delle notizie giornalistiche, lo stesso è venuto a conoscenza di essere stato oggetto di dichiarazioni rese nell’ambito del procedimento penale denominato Iblis”.
“Al riguardo mi pare possa scansare ogni equivoco il fatto che, nonostante il procedimento in questione sia già stato definito in due gradi di giudizio, mio padre non ha mai ricevuto dalla magistratura nessuna comunicazione che lo riguardi, né risulta essere mai stato indagato in qualsivoglia altro procedimento per reati associativi di alcuna natura. Continuerò, pertanto, a svolgere il mio lavoro nella consapevolezza di aver agito sempre in piena libertà, rispondendo alla mia coscienza, nell’esclusivo interessa della città di Catania, in piena sintonia con il Sindaco avv. Enzo Bianco e con l’amministrazione comunale.”