Torna di moda la Dc, ammesso che sia mai passata di moda. Eppure dopo ogni consultazione elettorale e soprattutto durante le operazioni per la costituzione di un nuovo esecutivo sembra che le manovre portino, in un certo senso, a quell’universo che era proprio della Balena bianca.
A 25 anni dall’implosione i diversamente democristiani sono ancora oggi dei riferimenti anche se su sponde diametralmente opposte. Ci sono gli ex giovani che vissero gli ultimi fasti dello Scudocrociato acchiappa tutto. Si pensi, ad esempio, a Filippo Drago, figlio di quel Nino che della Dc catanese era signore incontrastato. Oppure a Giovanni Burtone che in Rino Nicolosi aveva il proprio padre politico.
Su sponde opposte allora pur navigando nello stesso mare, su sponde opposte oggi quando dall’oceano della politica riaffiora la balena bianca.
Drago, che è stato deputato regionale e parlamentare nazionale, oggi è sindaco di Aci Castello. Recentemente si avvicinato al movimento Noi con Salvini. Sindaco, a quanto pare la Democrazia Cristiana è tornata di moda?
“Guardi, secondo me, con il voto di domenica scorsa gli italiani hanno capito che il sistema della Dc, dove il governo era condiviso, era il miglior sistema. Un uomo solo al comando è pericoloso e come nel caso dell’Italia e di molte città italiane ha fallito”
In che senso?
“Penso a tutte queste riforme che hanno visto nominati i vertici apicali di importantissime istituzioni, lasciandoli soli al comando indipendentemente dal partito o dalle capacità: è un sistema che ha chiaramente fallito. Questi pasticci, parlo in particolar modo di quelli della Regione Siciliana, quindi acqua, rifiuti o le ex Province, vanno rivisti. Spero nel buon gusto dell’Ars: non ci faccia votare a febbraio un altro pastrocchio lasciando un uomo solo al comando e per le elezioni della Città metropolitana ci facciano votare con una nuova norma ed un nuovo governo”
Oggi sono tanti gli attori della politica nazionale che provengono dal mondo democristiano, specie quelli che con lei animavano il movimento giovanile dc…
“Sì, ma sono pochi gli uomini che possono interpretare quella che è stata la Dc. Oggi tutto va visto in chiave diversa, non ci sono più le barriere ideologiche, semmai le differenze sono sui metodi di governo. E pur vero che esistono uomini che hanno cultura del metodo di governo della Dc: loro hanno la condizione per governare. E non lo limiterei solamente a Roma anche se è bene andare verso un sistema quanto più federalista possibile. Lo dico da sindaco”
Si è avvicinato a Noi Con Salvini, ma la Lega fu fra le prime avversarie storiche della Dc
“Sto seguendo l’evoluzione della politica nazionale accanto ad Angelo Attaguile che ricorso essere stato uno degli ultimi segretari nazionali del movimento giovanile della Dc, quindi per non andare lontano il mio mondo è sempre quello. Proprio con lui stiamo attendendo la nascita di questo partito federato, questa Lega dei popoli, dove le rivendicazioni delle regioni come la Sicilia stanno alla base di un programma nazionale. Del resto nel 2005 da deputato votai la riforma federalista che era di gran lunga migliore rispetto a quella che è stata bocciata dal referendum di domenica scorsa”
Già, parliamo del voto, ha visto Renzi si è dimesso in diretta tv…
“Macché. In altri tempi si sarebbero dimessi dal segretario nazionale all’ultimo dirigente di sezione! L’istituto delle dimissioni che tanto appiccicavano alla gente della Dc, cosa per altro non vera perché ogni qualvolta c’era una sconfitta elettorale lasciavano, oggi non esiste più. Dovrebbero dimettersi perché ciò che immaginavano con quella riforma non esiste e lo ha dimostrato il voto della gente”
Onorevole Burtone, davvero in altri tempi dopo una sconfitta del genere si sarebbero dimessi tutti?
“Beh, allora non c’era questa sovrapposizione fra capo di partito e capo di governo. Ricordo però che quando al referendum fu sconfitto Fanfani poi si dimise il consiglio nazionale della Dc con Zaccagnini, ma parliamo di storie di partiti, di strutture, di situazioni completamente diverse. Renzi ha dato un segnale di rispetto del voto dimettendosi da presidente del Consiglio, se avesse lasciato il partito sarebbe stato un gesto di irresponsabilità: lui è stato legittimato da un congresso e solo un congresso può sfiduciarlo. In questo momento non è stato convocato e se qualcuno lo chiede ed ha i numeri per chiederlo lo faremo e poi vedremo. Quello che doveva fare Renzi lo ha fatto dimostrando, rispetto al passato, di volersi assumere le responsabilità. Ha sospeso le dimissioni per far approvare la legge di Bilancio. Ora il presidente della Repubblica espliciti il percorso di natura istituzionale, ma non c’è dubbio che oggi anche ricollegati al dato elettorale non si possa che andare al più presto a votare aspettando il parere della Consulta e votare con il Consultellum per il Senato. Tutti dicono di andare a votare, non credo che Renzi sia né in ritirata né in difensiva”
Ma intanto si affacciano le ipotesi di Franceschini e Gentiloni per il governo e nel partito Letta… Insomma la sua generazione democristiana…
“Guardi, in questo momento nel Pd continua ad essere forte la leadership di Renzi che è avvertita dai militanti. Che ci possano essere giochi di palazzo non lo escludo, ma sono datati e come si è dimostrato non danno frutti, quindi penso che la mia generazione debba avere senso del partito e delle istituzioni e capire che bisogna dare una risposta rispetto a tutto ciò che emerso anche dal voto contrario alla riforma”
E allora l’idea del cosiddetto partito di Renzi è una fantasia?
“Noi abbiamo il Pd che un partito nato da storie politiche che si sono incontrate, non mi pare che ci sia il partito personale di Renzi. Sì è un partito a trazione leaderistica, dal momento in cui si sono fatte le primarie, ma non vedo all’orizzonte un partito che si configuri nella persona. Ripeto, abbiamo scelto il Pd che è il partito della cultura riformista del Paese quella socialista e quella cattolico democratica. Certo, se gli altri giocano una partita a sfasciare dicendo ‘dobbiamo garantire la ditta’ e poi in realtà la sfasciano è un altro discorso, ma sono gli altri che non si ritrovano nel partito, ma non Renzi che invece guida il partito perché legittimato dalle primarie”
Quindi non moriremo democristiani?
“Moriremo democristiani nel senso che prima ci sono le istituzioni, la comunità e poi l’interesse di parte. Abbiamo vissuto anni in cui alcuni, che si dicevano interpreti del pensiero democristiano, hanno anteponevano il proprio interesse e poi lo Stato; poi altri ancora che si affacciano adesso nella scena politica che prima mettono il rivendicazionismo e tutto il resto. Noi mettiamo al centro lo Stato e le istituzioni in questo sì, siamo democristiani!”
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